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Momenti di Preghiera

Con Gesù

*Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore  
(5 agosto)
Questa memoria è collegata alla dedicazione della basilica di santa Maria Maggiore sull'esquilino di Roma, che viene considerata il più antico santuario mariano d'Occidente.
La eresse, sul precedente edificio liberiano, il Papa Sisto III (432-440) dedicandola a Dio e intitolandola alla Vergine, proclamata solennemente dal concilio di Efeso (431) Madre di Dio. (Mess. Rom.)
Martirologio Romano: Dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore, innalzata a Roma sul colle Esquilino, che il Papa Sisto III offrì al popolo di Dio in memoria del Concilio di Efeso, in cui Maria Vergine fu proclamata Madre di Dio.
Monumenti di pietà mariana, a Roma, sono quelle stupende chiese, erette in gran parte sul medesimo luogo dove sorgeva qualche tempio pagano. Bastano pochi nomi, tra i cento titoli dedicati alla Vergine, per avere le dimensioni di questo mistico omaggio alla Madre di Dio: S. Maria Antiqua, ricavata dall'Atrium Minervae nel Foro romano; S. Maria dell'Aracoeli, sulla cima più alta del Campidoglio; S. Maria dei Martiri, il Pantheon; S. Maria degli Angeli, ricavata da
Michelangelo dal "tepidarium" delle Terme di Diocleziano; S. Maria sopra Minerva, costruita sopra le fondamenta del tempio di Minerva Calcidica; e, più grande di tutte, come dice lo stesso nome, Santa Maria Maggiore, la quarta delle basiliche patriarcali di Roma, detta inizialmente Liberiana, perché identificata con un antico tempio pagano, sulla sommità dell'Esquilino, che papa Liberio (352-366) adattò a basilica cristiana.
Narra una tardiva leggenda che la Madonna, apparendo nella stessa notte del 5 agosto del 352 a Papa Liberio e ad un patrizio romano, li avrebbe invitati a costruire una chiesa là dove al mattino avrebbero trovato la neve.
Il mattino del 6 agosto una prodigiosa nevicata, ricoprendo l'area esatta dell'edificio, avrebbe confermato la visione, inducendo il Papa e il ricco patrizio a metter mano alla costruzione del primo grande santuario mariano, che prese il nome di Santa Maria "ad nives", della neve.
Poco meno di un secolo dopo, Papa Sisto III, per ricordare la celebrazione del concilio di Efeso (431) nel quale era stata proclamata la maternità divina di Maria, ricostruì la chiesa nelle dimensioni attuali.
Di quest'opera rimangono le navate con le colonne e i trentasei mosaici che adornano la navata superiore.
All'assetto attuale della basilica contribuirono diversi pontefici, da Sisto III che poté offrire "al popolo di Dio" il monumento "maggiore" al culto della beata Vergine (alla quale rendiamo appunto un culto di iperdulia cioè di venerazione maggiore a quello che attribuiamo agli altri santi), fino ai papi della nostra epoca.
La basilica venne anche denominata S. Maria "ad praesepe", già prima del secolo VI, quando vi furono portate le tavole di un'antica mangiatoia, che la devozione popolare identificò con quella che accolse il Bambino Gesù nella grotta di Betlem.
La celebrazione liturgica della dedicazione della basilica è entrata nel calendario romano soltanto nell'anno 1568.
(Autore: Piero Bargellini - Fonte: Enciclopedia dei Santi)


*Invocazione al Nome di Gesù  
(3 Gennaio)
Fra le numerose preghiere e devozioni di cui è ricca la tradizione cattolica, l’invocazione del nome di Gesù è probabilmente quella più semplice e immediata. La grandezza del nome divino e la venerazione da attribuirgli risaltano chiaramente già nel Decalogo: il secondo comandamento vieta infatti di pronunciarlo invano.
Per questo motivo, numerose sono state nel corso dei secoli le esortazioni fatte dal magistero
ecclesiastico ai fedeli affinché contrastassero ogni tipo di blasfemia, mediante la devozione al Nome di Gesù.
L’invito è stato specialmente quello di compiere atti di riparazione utilizzando le invocazioni e i gesti approvati dalla Chiesa, a cominciare dal Segno di croce, che per l’appunto recita «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», e dal Salmo 8, che afferma: «Quanto è grande il tuo nome su tutta la terra».
Nella tradizione dell’Oriente cristiano è caratteristica la ripetizione del nome di Gesù, spesso definita «preghiera del cuore». Da molti è conosciuta e praticata l’invocazione «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore».
È una breve e particolare orazione utilizzata agli inizi del cristianesimo dai monaci orientali per rispondere alla sollecitazione della preghiera continua fatta da san Paolo.
Nel contempo costituisce un atto di fede nella divinità di Gesù e un’implorazione di misericordia.
Agli inizi del XVI secolo, su richiesta dell’Ordine francescano, Papa Clemente VII concesse la celebrazione di una speciale festa in onore del santissimo Nome di Gesù.
Nel 1721 la solennità fu estesa all’intera Chiesa, fissandola per la seconda domenica dopo l’Epifania.
Dopo la Riforma liturgica del Vaticano II è stata inserita nel Messale romano il 3 gennaio come facoltativa.
Al santissimo Nome di Gesù è dedicata una sequenza di litanie, ratificate da Papa Leone XIII nel 1886, cui è connessa l’indulgenza.
Per riparare specificamente alle bestemmie la Chiesa propone poi la sequenza di lodi che comincia con «Dio sia benedetto», anch’essa dotata di indulgenza.
(Autore: Saverio Gaeta - Fonte: Enciclopedia dei Santi)


*Perdono della Porziuncola (1-2 agosto)  
Scheda del Gruppo a cui appartiene:
"Devozioni - Le preghiere che salvano"

Da mezzogiorno del 1° agosto a mezzanotte del 2 è il tempo del cosiddetto Perdono della Porziuncola, durante il quale si può acquisire l’indulgenza plenaria, una sola volta all’anno, per sé o per un defunto. La tradizione narra che San Francesco d’Assisi la domandò direttamente a Gesù Cristo, quando ne ricevette l’apparizione in una nottata del 1216, insieme con la Madonna e con numerosi angeli, mentre egli si trovava in preghiera nella chiesetta della Porziuncola.
Francesco, nato intorno al 1182 ad Assisi (dove morirà nel 1226), aveva ormai abbracciato la vita religiosa da una decina d’anni ed era superiore dell’Ordine, riconosciuto da Papa Innocenzo III nel
1210. Ciò nonostante, secondo le antiche fonti, il frate era stato colto dalla violenta tentazione di abbandonare la vocazione consacrata e di tornare nel mondo a godersi le ricchezze paterne.
Per vincere la diabolica istigazione si era gettato nudo in mezzo a un roveto, che si trasformò in un cespuglio di rose prive di spine.
A quel punto due angeli gli erano apparsi dinanzi e lo avevano condotto in cappella, dove il Signore gli chiese che cosa desiderasse per la salvezza delle anime.
La risposta di Francesco fu pronta: «Benché io sia misero e peccatore, ti prego che a quanti – pentiti e confessati – verranno a visitare questa chiesa, tu conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe».
Anche la reazione di Gesù fu immediata: «Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande, ma di maggiori cose sei degno e maggiori ne avrai.
Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio Vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza».
Francesco si recò da papa Onorio III, il quale diede l’approvazione, chiedendogli per quanti anni volesse tale indulgenza. Il frate replicò: «Padre santo, non domando anni, ma anime!».
Fra le condizioni – oltre alle consuete della confessione, comunione e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice – c’è anche la visita a una chiesa parrocchiale o a una chiesa francescana, con la recita del Padre nostro e del Credo, la professione di fede che venne elaborata nei Concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381), per cui si definisce anche «Simbolo niceno-costantinopolitano».
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)


*Santa Sindone  
(4 maggio)
La Sindone è un lenzuolo di lino tessuto a spina di pesce delle dimensioni di circa m. 4,41 x 1,13, contenente la doppia immagine accostata per il capo del cadavere di un uomo morto in seguito ad una serie di torture culminate con la crocefissione. L'immagine è contornata da due linee nere strinate e da una serie di lacune: sono i danni dovuti all'incendio avvenuto a Chambéry nel 1532. Secondo la tradizione si tratta del Lenzuolo citato nei Vangeli che servì per avvolgere il corpo di Gesù nel sepolcro.
Questa tradizione, anche se ha trovato numerosi riscontri dalle indagini scientifiche sul Lenzuolo, non può ancora dirsi definitivamente provata. Certamente invece la Sindone, per le caratteristiche della sua impronta, rappresenta un rimando diretto e immediato che aiuta a comprendere e meditare la drammatica realtà della Passione di Gesù. Per questo Papa san Giovanni Paolo II l'ha definita "specchio del Vangelo".
Questo lenzuolo di lino su cui è impressa la figura di un uomo torturato, ferito, crocefisso è da sempre oggetto di controversie, dibattiti, verifiche e prove scientifiche. Dal 1898, anno in cui la
Sindone fu fotografata per la prima volta scoprendo che l’immagine di quell’uomo era un negativo e non un positivo si sollevarono numerose questioni in seno alla comunità scientifica facendo riacutizzare il dibattito, che ancora oggi non accenna a concludersi, sulla sua autenticità.
La prova più attesa fu certamente quella del carbonio 14 avvenuta nel 1988 che farebbe risalire il lenzuolo a un periodo compreso tra il 1260-1390. Tuttavia diversi sindonologi, coloro i quali si schierano per l’autenticità della reliquia, ne hanno contestata l’attendibilità. Secondo questi ultimi è possibile che tale datazione sia dovuta al prelievo dei campioni analizzati da parti rammendate dopo l’incendio che colpì il lino nel 1532 a Chambéry.
Chambéry non è stato l’unico incendio cui la sacra sindone è scampata nel corso degli anni. Un altro minacciò il lenzuolo nel 1997, nella notte tra l’11 e il 12 Aprile devastando la Cappella del Guarini nel Duomo, dove essa è conservata sin dal 1578 anno in cui il duca Emanuele Filiberto trasferendo la capitale del ducato a Torino vi portò anche la sindone.
La sua storia è controversa, fatta di opinioni discordanti sulle date e sui luoghi, di prove tecniche e scientifiche per dimostrarne o confutarne l’autenticità. Nel corso degli anni sono stati tanti gli studiosi che hanno avanzato numerose teorie e altrettanti sono stati quelli che hanno cercato di demolirle.
Come spesso accade in situazioni del genere il mondo scientifico si divide e allo stesso modo quello dei fedeli. In effetti, la Chiesa Cattolica non si è espressa sull’autenticità della Sindone lasciando alla scienza la facoltà di verificarla. Tuttavia ha autorizzato ai fedeli il culto come reliquia o icona,
ossia raffigurazione artistica, della Passione di Gesù.
Fu Papa Giulio II nel 1506 ad autorizzarne il culto. Giovanni Paolo II ha asserito durante il suo pontificato di credere all’autenticità della sindone, cosa che aveva fatto in precedenza anche Pio XI.
Secondo la linea autenticista il lenzuolo, conservato oggi nel Duomo di Torino, è quello che ha avvolto Gesù nel sepolcro dopo la deposizione dalla croce e l’immagine in esso impressa è proprio quella del Cristo Salvatore. Il lenzuolo risalirebbe, sempre secondo questa linea, al I secolo e proverrebbe dalla Palestina. Ne sarebbe prova il ritrovamento nelle fibre del lino di pollini di diverse specie vegetali originari della Palestina stessa e dell’Asia Minore. Ovviamente anche questa tesi è stata al centro di dibattiti; alcuni hanno avanzato l’ipotesi di una manomissione dei campioni su cui furono fatti i test.
È solo dal 1353 che gli studiosi attestano storicamente la presenza della Sindone. Questo è l’anno in cui a Lirey, in Francia, il cavaliere Goffredo di Charny annunciò di essere in possesso del telo che aveva avvolto il corpo di Cristo nel sepolcro. Margherita di Charny, discendente di Goffredo, vendette nel 1453 il telo ai duchi di Savoia che lo portarono a Chambéry, a quel tempo capitale del ducato. Sulla storia precedente del sacro lino non vi è accordo giacché non si può scientificamente e storicamente accertarla.
Certo è che per chi crede, per chi ha fede quella figura d’uomo è quella di Cristo e la sindone è il lenzuolo in cui il corpo del messia fu avvolto per essere posto nel sepolcro dopo la crocefissione. Su di esso sono tracciati i segni della sofferenza del figlio di Dio.
Quell’immagine rassomigliante alla raffigurazione tradizionale del Cristo, un uomo adulto con la barba e i capelli lunghi, vale per i credenti molto di più delle numerose prove scientifiche. Credere è un atto di fede e la fede che risiede nell’uomo non necessita di prove documentate.
Non è importante dimostrare l’autenticità oppure confutarla; quell’oggetto, quel lenzuolo ha la capacità di mobilitare milioni di persone che si spostano solo per contemplarlo, ha la capacità di far commuovere e impietosire davanti all’immagine impressa di un uomo morto in sofferenza.
La sua veridicità sta nella fede di chi crede e ulteriori prove non ne scalfirebbero né aumenterebbero la credibilità.
Testimonianza ne è il grande afflusso di pellegrini che si sono riversati nel capoluogo piemontese negli anni delle pubbliche ostensioni avvenute nel 1978, nel 1998 e nel 2000, quest’ultima voluta da Papa Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo. Solo nelle ultime ostensioni oltre 5 milioni di persone si sono riversati nella vecchia capitale sabauda.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)

  

*Medaglia di San Benedetto   
(11 Luglio)
Scheda del Gruppo cui appartiene:
"Devozioni" - Le preghiere che salvano

Anche se la riforma del Calendario liturgico ha spostato la festa di san Benedetto all’11 luglio, molti ricordano la precedente data del 21 marzo, cui fa riferimento l’ancor utilizzato proverbio «San Benedetto, la rondine torna al tetto», per intendere che in questo giorno comincia la primavera.
Tra i fedeli del santo è molto popolare la medaglia-crocifisso, che viene considerata particolarmente efficace per ottenere una buona e santa morte e, più in generale, come aiuto contro le tentazioni.

L’ispirazione per questo oggetto devozionale viene da un episodio tramandato dal biografo Gregorio Magno, che narrò come il Santo si era salvato dal veleno che alcuni cattivi monaci gli avevano messo in una bevanda: «Benedetto alzò la mano e tracciò il segno della croce: il santo segno ridusse in frantumi quel vaso di morte, come se al posto di una benedizione vi fosse stata scagliata una pietra».
La rappresentazione più popolare della medaglia è quella cosiddetta «giubilare», fatta coniare a Montecassino nel 1880 per celebrare il XIV centenario della nascita di San Benedetto.
Su un lato della medaglia è incisa la figura del monaco, che regge nella mano destra la croce e nella sinistra la Regola benedettina, e tutt’intorno c’è la frase: «Nell’ora della nostra morte saremo protetti dalla sua presenza». Sull’altro lato c’è la caratteristica croce quadrata, attorniata dalle iniziali di sei versetti in rima con invocazioni al Crocifisso e la rinunzia a Satana.
Secondo i racconti dei contemporanei, San Benedetto morì in piedi e con le mani levate verso il cielo, subito dopo aver ricevuto in chiesa la comunione. Santa Geltrude ha raccontato nelle sue Rivelazioni che, durante un’apparizione, il Santo le rivelò: «Chiunque mi ricorderà la dignità per cui il Signore ha voluto onorarmi e beatificarmi concedendomi di fare una morte così gloriosa, io l’assisterò fedelmente in punto di morte e mi opporrò a tutti gli attacchi del nemico in quest’ora decisiva.
L’anima sarà protetta dalla mia presenza, essa resterà tranquilla, malgrado tutte le insidie del nemico, e felice si slancerà verso le gioie eterne».
(Autore: Saverio Gaeta - Fonte: Enciclopedia dei Santi)


*Via Crucis dei Ragazzi  
(Marzo/Aprile)
I STAZIONE: Gesù accetta l’ingiusta condanna
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo. Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Disse loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”… E, dopo aver flagellato Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.  (Matteo 27,22 e 26)
PAUSA…
Signore Gesù, come un malfattore vieni condannato al nostro posto e per noi. Aiutaci a pentirci delle nostre colpe, di cui Tu, innocente, hai voluto caricarTi. Fa’ che sappiamo riconoscerTi In ogni condannato della terra. E se talvolta un ingiusto giudizio Dovesse pesare sulle nostre spalle, aiutaci a portarlo insieme con Te. Amen.
Padre Nostro…

†††

II STAZIONE: Gesù abbraccia la croce
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo. Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte… Dopo averlo schernito, lo condussero fuori per crocifiggerlo. (Marco 15,16 e 20)
PAUSA…
Signore Gesù, nessuno Ti ha costretto a portare la Croce: sei Tu a consegnarTi liberamente  alla morte per amore dei peccatori. Aiutaci a dire anche a noi il nostri sì Davanti alla prova e al dolore, sapendo che non saremo noi A portare la Tua Croce, ma sarà la Tua Croce a portare noi. Amen.
Padre Nostro…

†††

III STAZIONE: Gesù cade la prima volta
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo. Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui: per le sue piaghe noi siamo stati guariti. (Luca 53,5)
PAUSA…
Signore Gesù,  Tu cadi sotto il peso della croce. Come sei umano in questo Tuo dolore! Aiutaci a non vergognarci Dei nostri momenti di stanchezza E a non disperare mai: nell’ora in cui crediamo di non farcela, aiutaci a rialzare la testa e a riprendere il cammino con Te. Amen.
Padre Nostro…

†††

IV STAZIONE: Gesù incontra Sua Madre
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo. Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.
(Luca 2,34 s)
PAUSA…
Maria, Tu stai accanto a Tuo Figlio Lungo la via della Croce. Il Suo amore è il Tuo,  il Tuo dolore è il Suo. Aiutaci ad accompagnare Chi porta la Croce Come Tu hai accompagnato Lui, e accompagna anche noi, Madre del Redentore e Madre nostra amata.  Amen.
Padre Nostro…

†††

V STAZIONE: Il Cireneo soccorre Gesù
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo. Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.
(Luca 23,26)

PAUSA…
Donaci, Padre,
di riconoscere
sui passi del nostro cammino,
nell’umile fatica dei giorni,
il volto di Colui che ci chiede aiuto,
e ci aiuta a portare il dolore di tutti,
accompagnaci col Suo amore vittorioso
sulla via del nostro dolore,
per fare di essa la via della vita.
Amen.
Padre Nostro…

†††

VI STAZIONE: La Veronica asciuga il volto di Gesù
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia. (Isaia 53,3)
PAUSA…
Aiutaci, Padre,
a credere alla forza dei piccoli gesti,
capaci di consolare il cuore
di chi porta la Croce,
e a riconoscere
nei volti sfigurati dalla sofferenza
il volto dell’Uomo dei dolori,
che redime il nostro dolore
e non cessa di chiederci
il semplice gesto di un atto d’amore.
Amen.
Padre Nostro…

†††

VII STAZIONE: Gesù cade la seconda volta
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Salvami, o Dio: l’acqua mi giunge alla gola. Affondo nel fango e non ho sostegno: sono caduto in acque profonde e l’onda mi travolge.
(Salmo 69,2s)
PAUSA…
Umanissimo Signore,
Dio e fratello della nostra vita,
Tu che cadi ancora sotto il peso della Croce,
aiutaci a soccorrere la debolezza altrui
e ad accettare la nostra,
per offrirla insieme con Te al Padre
e trasformare il dolore in amore,
facendo della fatica dei giorni aurora di vita.
Amen.
Padre Nostro…

†††

VIII STAZIONE: Le donne piangono per Gesù
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. (Luca 23,27)
PAUSA…

Come alle donne di Gerusalemme,
dona anche a noi, Signore,
il dono delle lacrime,
che esprimano la profondità dell’amore,
la verità della compassione,
la tenerezza del cuore,
e sappiano comunicare agli altri
la vicinanza dell’anima,
quando più forte e insostenibile
appare il peso della Croce.
Amen.
Padre Nostro…

†††

IX STAZIONE: Gesù cade la terza volta
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. (Isaia 53,7)
PAUSA…
Signore Gesù,
Agnello condotto al macello,
aiutaci a rialzarci con Te dalle nostre cadute,
e a percorrere fino alla fine
la via della Croce della nostra salvezza,
accettando ogni giorno di andare,
liberi e fiduciosi,
dove Tu ci precedi e ci accompagni.
Amen.
Padre Nostro…

†††

X STAZIONE: Gesù è spogliato delle vesti
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?... Si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte. (Salmo 22,2 e 19)
PAUSA…
Signore Gesù, spogliato perfino
Dell’ultimo segno di possesso, le vesti,
quando ci sembra di non avere più nulla,
aiutaci a riconoscerci ricchi di Te,
compagni della Tua passione nell’esercizio della carità,
signori della nostra vita nel dono della fede,
perché, possedendo Te, possediamo veramente tutti.
Amen.
Padre Nostro…

†††

XI STAZIONE: Gesù è inchiodato alla Croce
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Erano le nove del mattino quando lo crocifissero… Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra (Marco 15,25-27)
PAUSA…
Signore Gesù, le Tue mani,
che hanno comandato al vento e al mare,
trapassate dai chiodi della Croce,
sembrano il segno della Tua sconfitta:
sono invece il sigillo della vittoria dell’amore.
Aiutaci a credere nella potenza della debolezza,
rivelata dal Tuo abbandono sulla Croce:
e fa’ che cerchiamo la nostra vera forza
nel riconoscerci amati e perdonati da Te,
da Te resi capaci di perdono e di amore.
Amen.
Padre Nostro…

†††

XII STAZIONE: Gesù muore
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse:”Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.  (Luca 23,44-46)
PAUSA…

Signore Gesù,
che muori abbandonato per amore nostro
e ci dai conforto col Tuo dolore,
aiutaci a starTi accanto nell’ora dell’abbandono,
insieme col Padre e con lo Spirito Santo,
facendo compagnia al Tuo dolore,
per vivere con Te l’offerta che salva il mondo
e dà vita alla vita.
Amen.
Padre Nostro…

†††

XIII STAZIONE: Gesù è deposto dalla Croce
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Giuseppe d’Arimatéa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù… e, comprato un lenzuolo,
lo calò giù dalla croce. (Marco 15,43.46)
PAUSA…
Signore Gesù,
i chiodi che Ti hanno trafitto
sono i nostri peccati,
la paura di credere, di sperare, di amare.
Fa’ che ognuno di essi,
abbandonando la Tua carne,
porti via con sé la colpa da cui nasce
e lasci posto alla fede, alla speranza e all’amore,
che con la Tua morte ci hai ottenuto in dono.
Amen.
Padre Nostro…

†††

XIV STAZIONE: Gesù nel sepolcro
Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Per la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. (Giovanni 19,41s)
PAUSA…

Ora tutto è silenzio
E il mondo intero sta attonito dinanzi alla morte
Del Redentore del mondo.
Resta Maria a credere, a sperare e ad amare.
Ottienici, Madre de Sabato Santo,
di vivere con fede il nostro pellegrinaggio
nel lungo Sabato del tempo,
per preparare con Te la nostra Pasqua
e raggiungere Te e il Figlio Tuo
nella domenica senza tramonto
della vita che non avrà più fine.
Amen.
Padre Nostro…


*Scapolare del Carmelo (16 luglio)  

Scheda del Gruppo a cui appartiene: "Devozioni - Le preghiere che salvano"

Lo scapolare della Madonna del Carmelo è una delle più antiche devozioni nella storia della pietà cristiana.
La sua origine risale a un’apparizione della Vergine a padre Simone Stock, il priore generale dei Carmelitani che supplicava spesso la Madonna di proteggere con qualche privilegio il suo Ordine.
Il 16 luglio 1251 egli ebbe la visione di Maria che gli mostrò uno scapolare come simbolo di
protezione dai pericoli e come promessa di pace, assicurando: «Questo sarà il privilegio per te e per i tuoi.
Chi ne morirà rivestito si salverà».
Qualche decina d’anni più tardi, la precedente promessa fu ulteriormente confermata dalla Vergine durante un’apparizione a monsignor Jacques Duèze, al quale garantì: «Coloro che sono stati vestiti con questo santo abito saranno tolti dal purgatorio il primo sabato dopo la loro morte».
Nel 1322 monsignor Duèze, divenuto Papa con il nome di Giovanni XXII, si riferì alle parole della Madonna in una Bolla – oggi ritenuta non autentica dagli storici – nella quale parlò di questo «Privilegio sabatino».
Nel 1726 Papa Benedetto XIII estese a tutta la Chiesa la festa della Beata Maria Vergine del Monte Carmelo, fissandola al 16 luglio.
Agli inizi lo scapolare era un indumento senza maniche e aperto sui lati che nel Medioevo veniva utilizzato da monaci e frati per ricoprire l’abito sul petto e sulla schiena, in modo da non
insudiciarlo durante i tempi del lavoro.
Col tempo, lo scapolare del Carmelo si è ridotto di dimensioni e oggi consiste in due piccoli pezzi rettangolari di lana marrone, sui quali di norma ci sono l’immagine della Vergine e quella di Gesù che mostra il proprio cuore, uniti da stringhe e portati sul petto e sulla schiena.
Lo scapolare deve essere benedetto da un sacerdote durante la cerimonia di imposizione.
Per concessione di Papa Pio X, è possibile sostituire lo scapolare di stoffa con una medaglia benedetta che abbia da un lato l’immagine del Sacro Cuore e dall’altro quella della Madonna.
Un suggerimento pratico è quello di usare la medaglia di giorno e di indossare lo scapolare nel tempo del riposo notturno, in quanto ritrovare ogni sera lo scapolare accanto al letto e compiere il gesto di indossarlo richiama alla mente la consacrazione a Maria e rinnova la fiducia in lei.

(Autore: Saverio Gaeta – Fonte: Enciclopedia dei Santi)


*Martirio di San Giovanni Battista (29 agosto)   
sec. I
Giovanni sigilla la sua missione di precursore con il martirio. Erode Antipa, imprigionatolo nella fortezza di Macheronte ad Oriente del Mar Morto, lo fece decapitare.
Egli è l'amico che esulta di gioia alla voce dello sposo e si eclissa di fronte al Cristo, sole di giustizia: 'Ora la mia gioia è compiuta; egli deve crescere, io invece diminuire'. Alla sua scuola si sono formati alcuni dei primi discepoli del Signore. (Mess. Rom.)
Patronato: Monaci
Emblema: Agnello, Ascia
Martirologio Romano: Memoria della passione di San Giovanni Battista, che il re Erode Antipa tenne in carcere nella fortezza di Macheronte nell’odierna Giordania e nel giorno del suo compleanno, su richiesta della figlia di Erodiade, ordinò di decapitare.
Per questo, Precursore del Signore, come lampada che arde e risplende, rese sia in vita sia in morte testimonianza alla verità.
La celebrazione odierna, che nella Chiesa latina ha origini antiche (in Francia nel sec. V e a Roma nel sec. VI), è legata alla dedicazione della chiesa costruita a Sebaste in Samaria, sul presunto sepolcro del precursore di Cristo. Col nome di "Passio" o di "Decollatio" la festa compare già alla data del 29 agosto nei Sacramentari romani, e secondo il Martirologio Romano tale data corrisponderebbe al secondo ritrovamento della testa di San Giovanni Battista, trasportata in quell'occasione nella chiesa di San Silvestro a Campo Marzio, in Roma. A parte questi riferimenti storici, abbiamo sul Battista i
racconti degli evangelisti, in particolare di San Luca, che ci parla della sua nascita, della vita nel deserto, della sua predicazione, e di S. Marco che ci riferisce sulla sua morte.
Dal Vangelo e dalla tradizione possiamo ricostruire la vita del Precursore, la cui parola infuocata parve davvero animata dallo spirito del profeta Elia.
Nell'anno 150 dell'imperatore Tiberio (27-28 d.C.), il Battista, che conduceva vita austera secondo le regole del nazireato, iniziò la sua missione, invitando il popolo a preparare le vie del Signore, per accogliere il quale occorreva una sincera conversione, cioè un radicale cambiamento delle disposizioni dell'animo. Rivolgendosi a tutte le classi sociali, destò entusiasmo tra il popolo e malumore tra i farisei, la cosiddetta aristocrazia dello spirito, dei quali rinfacciava l'ipocrisia. Personaggio ormai popolare, negò risolutamente di essere il Messia atteso, affermando la superiorità di Gesù che egli additò ai suoi seguaci in occasione del battesimo presso la riva del Giordano.
La sua immagine pare dileguarsi in dissolvenza all'affermarsi "del più forte", Gesù. Tuttavia, "il più grande dei profeti" non cessò di far sentire la sua voce ove fosse necessario per raddrizzare "i tortuosi sentieri" del male. Riprovò pubblicamente la peccaminosa condotta di Erode Antipa e della cognata Erodiade, ma la loro prevedibile suscettibilità gli costò la dura prigionia a Macheronte, sulla sponda orientale del Mar Morto.
Sappiamo come andò a finire: in occasione di un festino svoltosi a Macheronte, la figlia di Erodiade, Salomè, avendo dato eccellenti prove di agilità nella danza, entusiasmò Erode, al quale, per istigazione della madre, domandò e da lui ottenne in premio la testa del Battista, mettendo così a tacere il battistrada del Messia, la voce più robusta dei banditori dell'imminente messaggio evangelico.
Ultimo profeta e primo apostolo, egli ha dato la sua vita per la sua missione, e per questo è venerato nella Chiesa come martire.
(Autore: Piero Bargellini - Fonte: Enciclopedia dei Santi)

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