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Ora del Mondo 1883-1899

Il Santuario > L'Ora del Mondo

*La Supplica da "Cento Anni" preghiera del popolo cristiano

L’8 maggio si è compiuto il 1° Centenario della Supplica, la celebre preghiera della Madonna del Rosario, sgorgata dal cuore grande del Beato Bartolo Longo.
Ma che cosa è la "Supplica"? Nel linguaggio diplomatico laico, essa è la domanda presentata all’Autorità per ottenere una concessione di grazia o di giustizia. In quello ecclesiastico della Curia pontificia, ove era chiamata anche "Signatura", era l’originale della domanda approvata dal Papa o da altre Autorità delegate, ma con l’aggiunta della sottoscrizione indicante l’avvenuta concessione.
Stando a tali definizioni, correnti anche all’epoca di Bartolo Longo che, essendo avvocato, ben le conosceva, la denominazione "Supplica" data ad una tipica espressione del culto cristiano, qual è la
preghiera, poteva apparire quanto meno impropria.
Fu, forse, per questo che Bartolo Longo, quando concepì e redasse quella preghiera alla Vergine del S. Rosario di Pompei, preferì chiamarla "Atto di amore a Maria" e farne una vera "elevazione della mente e del cuore" a Cristo Redentore e alla Madonna del Rosario, la quale, riassumendo nella propria articolata struttura tutti gli elementi teologicamente essenziali di una preghiera, quali: l’adorazione e la venerazione, la lode celebrativa, il ringraziamento e la domanda, potesse rivelare tutta la nobiltà, la dignità e l’eccellenza con cui l’uomo è capace di elevarsi al di sopra delle dimensioni materiali dell’esistenza per lasciare libero lo spirito di spaziare nelle dimensioni soprannaturali dell’infinito e dell’eterno avviando, per essa, una immediata e diretta conversazione con Dio e con la Vergine, anzi, entrando in una spirituale comunione con loro.
Certo, c’è preghiera e preghiera, a secondo che i contenuti si qualificano per particolare e caratterizzante insistenza più sull’uno e sugli altri dei predetti elementi essenziali che generalmente la contraddistinguono: così la preghiera eucaristica che punta sul ringraziamento, si distingue da quella impetratoria che insiste sulla domanda o da quella propiziatoria o espiatoria, in cui si accentua la premura di espiare le colpe impetrandone misericordia per Dio. Altrettante distinzioni si sogliono fare, per ragioni espresse nelle stesse denominazioni, tra preghiera mentale e vocale, privata e comune, pubblica e liturgica.
Ma, fatta eccezione per le ultime due, con le quali si vuole indicare che la preghiera è pubblica se fatta in nome della Chiesa, ed è liturgica se istituita dalla Chiesa stessa e recepita nei libri Rituali usati nella propria Liturgia ufficiale, le altre sono dimostrazioni più teoriche che pratiche, nel senso che è difficile, in genere, trovare una preghiera, veramente tale, che non implichi nella sintesi dei suoi contenuti, appunto come la "Supplica" redatta da Bartolo Longo, tutti insieme gli elementi essenziali che si addicono alla preghiera.
Sicché, se è vero che la "Supplica" non è una preghiera liturgica, è però falso il ritenerla soltanto una "sentimentale sviolinata, concepita e redatta per una serenata alla Madonna".
Chi, per via dell’accentuazione impetrativa, propiziata ed espiatoria presente nella struttura della "Supplica", qualunquisticamente, credette di stigmatizzare , con provinciale sarcasmo, la preghiera di Bartolo Longo, rivelatasi, poi, la più universalmente diffusa tra quelle extraliturgiche in uso nella Chiesa cattolica, mostrò si, di essere figlio del suo tempo eretico o dissacrato, nel quale la "domanda" impetrativa era definita "più una reazione dell’istinto che un vero atto di religione", oppure e addirittura "una mancanza di rispetto e di sottomissione alla volontà di Dio ed all’ordine immutabile del suo piano divino", ma dimostrò anche di aver dimenticato e trascurato troppe altre cose.
Chi stigmatizzò la "Supplica", dimenticò anzitutto che nel sommo esemplare di preghiera che è il "Padre nostro", insegnato da Gesù, c’è una metà (tutta la seconda parte) che è impetratoria, espiatoria e propiziatoria.
Dimenticò che la teologia cattolica, autenticata dal magistero ecclesiastico, insegnò sempre, almeno da S. Tommaso in poi, che nella Chiesa cattolica "non si prega affatto per cambiare le divine disposizioni, ma per impetrare ciò che Dio ha paternamente disposto che si ottenga mediante la preghiera".
Dimenticò che Bartolo Longo fu un convertito e, come tale, avendo profondamente a cuore che la preghiera non si riducesse solo ad un sentimentale, se pur poetico, vacheggiamento formale, ma divenisse atto religioso di culto capace di toccare la mente e il cuore dell’uomo per metterlo in sintonia con il Cuore misericordioso di Dio, attraverso la materna intercessione della Madonna, si preoccupò, non tanto di fare della sua "Supplica" un asettico, nozionistico e freddo dizionario di teologia, quanto piuttosto un toccante e commosso veicolo di comunione tra la terra e il cielo, preoccupandosi di eliminare non il calore dell’esuberanza vitale e del sentimento di filiale devozione, provvidenzialmente rimasto a pervadere la "Supplica", ma solo tutto quello che può impedire ad una preghiera di giungere a toccare il cuore di Dio. S. Agostino spiegava che se certe preghiere non toccano efficacemente il cielo e si perdono sterilmente tra le nuvole, ciò accade perché gli uomini che la recitano o sono "cattivi" o chiedono un modo "cattivo" o chiedono cose "cattive".
Del suo stile di scrittore, Bartolo Longo scrive: "Se dal Capecelatro cercai di ritrarre la purezza della lingua italiana e la limpidezza dello stile, da lui non ritrassi quella sua calma imperturbabile, quel procedere sempre a passi uguali e misurati per la via, quell’assenza di fremiti, di entusiasmi e di slanci di eloquenza. Ben altra era la mia indole, ben altra la nostra missione. Noi non dovevamo esporre, ma commuovere: non dovevamo comporre armonie lente e gravi come quelle di una musica
gregoriana, ma far risuonare squilli di tromba in modo da destare il mondo dal sonno dell’egoismo sociale e della religiosa indifferenza".
Lo stile di Bartolo Longo risponde, dunque, al carattere dell’uomo.
E che cosa c’è nella Supplica che scivoli in quella cosiddetta "mariolatria" che non apparterrebbe alla più genuina teologia cattolica?
È vero, tutta la "Supplica" è lievitata da un’enfasi traboccante. Ma il sentimento non è vuoto e retorico sentimentalismo, come la morale non è moralismo. Togliamo il sentimento alle preghiere ed ai sermoni sulla Madonna di S. Bernardo, di S. Bonaventura o di S. Alfonso e subito la preghiera non è più ed il sermone scade in una lezione scolastica. Non si prega solo con la testa, ma con la testa ed il cuore e chi non ha cuore non può recitare neppure l’Ave Maria.
Se la "Supplica" in questi cento anni di vita ha raggiunto il mondo intero, tanto che ormai non c’è Nazione ove oggi non la si reciti, lo si deve certamente anche alla ridondante enfasi dei cordialissimi ed affettuosi sentimenti che la pervadono, trovando eco nell’animo di tutti i fedeli veramente devoti innamorati della Madonna.
Lo si deve, soprattutto, a quella ricchezza di contenuti autenticamente teologici che, espressi più con l’afflatto palpitante del sentimento che con l’aridità concettuosa delle nozioni, riescono però a coinvolgere subito tutto l’uomo stimolandone intelligenza e cuore, sentimenti ed affetti, volontà e sensi, pensiero e vita fino a diventare, come suole ripetere il Papa: "l’adesione libera, genuina, cosciente, spontanea di tutto l’uomo al tutto a Dio".
La consacrazione "storica" della cattolicità della "Supplica" avvenne l’8 maggio 1914, quando il Papa Benedetto XV scese personalmente nella Cappella Paolina dal palazzo apostolico per recitare egli stesso la Supplica, aprendo una tradizione poi pienamente seguita dai Sommi Pontefici, suoi successori, i quali così introdussero la recita della "Supplica" in tutti gli Uffici del Vaticano.

(Vincenzo Ferrara)
*Invocazioni alla Regina del Rosario di Pompei
Per i sette giorni precedenti la sua festa dell’8 maggio

O Regina circondata di rose, o Immacolata e ne' tuoi preghi onnipossente! Tu che fermi tua dimora nella celeste Gerusalemme, e quaggiù tra gli eletti poni tua stanza, e special trono volesti nella città santificata dai tuoi portenti; o Vergine bella, o Madre del tuo Creatore, deh!
Tu ne impetra, che quanti con a edificare il tuo trono nella Valle della desolazione, tutti sieno fra gli eletti del Cielo; e dal Santuario a te dedicato, dispiega la tua poteà di Regina su le presenti generazioni dei colpevoli figliuoli di Eva.
Chiama cori la tua voce di Madre tutti i figli tuoi da ogni angolo della terra; ed al seno tuo li raccogli, al seno tuo, Arca di sicuro scampo.
Ma nel prossimo dì specialmente della tua festa, che ricorda la tua vittoria su quella terra che fu dello sterminio, deh! miraci tutti, o Madre, proni ai tuoi piedi, e dal tuo Figlio Dio impetraci la grazia che a te chiediamo.
(Si domandi la grazia)
Madre e Regina sempre vittoriosa, benignamente esaudisci le nostre preci.
E poiché i nostri cuori Tu stessa attiri al tuo Santuario, ed in questo invito ne porgi un'arra di salvezza; deh! sia fatto di noi secondo la tua parola. Così Sia!
Salve Regina…
Per noi prega, o Regina del Rosario di Pompei, affinché siam fatti degni delle promesse di Gesù Cristo.

Preghiamo

O Dio, che sulla desolata terra di Pompei, teatro di morte e di rovine, ti sei degnato a dì nostri far sorgere un Tempio alla Immacolata Madre di Gesù qual Regina delle Vittorie, che trionfasse dei cuori degli uomini e li traesse, avvinti dalle sue grazie, ai piedi tuoi; deh! piega, ti supplichiamo, pietoso lo sguardo alle misere nazioni, che cieche del lume della fede, si agitano lungi dal tuo Cuore di Padre; e per amore della Vergine Maria, Regina del Rosario nella Valle di Pompei, perdona clemente a tante anime, che pur redente dal Sangue di Cri sono morte pel peccato alla grazia.
E concedi che noi tutti, a lei dedicati, otteniamo pronto soccorso nei mali che ci travagliano, sollievo nelle angustie che ci affliggono, vittoria nelle tentazioni che ci combattono, perdono di tanti peccati che ci opprimono, purità di mente e di cuore, e premio eterno dopo la lotta finale. Per Gesù Cristo Signor nostro.
Così sia.

*Un po' di storia sulla Supplica alla Regina del Santo Rosario di Pompei

Fu scritta, nel 1883, da Bartolo Longo con il titolo "Atto d’amore alla Vergine". Viene recitata solennemente due volte l’anno, alle ore 12 dell’8 maggio e della prima domenica d’ottobre, richiamando migliaia di pellegrini, provenienti da tutta Italia e dall’Estero, che in queste occasioni, si raccolgono davanti alla facciata del Santuario per partecipare alla sua recita corale. La Supplica fu composta da Longo come adesione all'invito che, nella sua prima Enciclica sul Rosario, Papa Leone XIII aveva fatto ai cattolici, ad un impegno spirituale volto a fronteggiare i mali della società.
Il 1° settembre del 1883, infatti, era stata pubblicata l’Enciclica Supremi apostolatus officio, con la quale il Papa indicava nella preghiera del Rosario uno strumento sicuro per il conseguimento del bene spirituale della società e della Chiesa, travagliata da "gravi calamità". Al Beato Bartolo Longo, che in quel tempo era impegnato ad erigere il tempio alla Vergine del Rosario e a diffonderne la devozione nel mondo, sembrò che la parola del Pontefice costituisse una sorte d’imprimatur a tutta la sua attività.
Il 23 settembre inviò un telegramma al Santo Padre per ringraziarlo di aver pubblicato l’Enciclica sul Rosario, che sarebbe stata d’incoraggiamento per celebrare la prossima festa di ottobre e proseguire con maggiore alacrità la costruzione del Santuario del Rosario, la cui opera la Vergine accompagnava con incessanti prodigi.
La diffusione del culto mariano raggiunse in quegli anni il suo apice grazie anche alla Supplica. Preoccupazioni ed esortazioni espresse nell’enciclica di Leone XIII dello stesso anno e riflessioni personali del Beato trovarono, così, appropriata espressione nella "Supplica alla potente Regina del SS. Rosario", che fu recitata la prima volta nel giorno della festa di ottobre, celebrata il 14 di quel mese. L’8 maggio 1915 la preghiera fece il suo ingresso in Vaticano: alle ore 12.00, Benedetto XV, entusiasta estimatore del Fondatore e dell’Opera pompeiana, e i dignitari vaticani la recitarono nella Cappella Paolina.
Tradizione che continuò con i Pontefici successivi. Come il 7 ottobre del 2003, quando Giovanni Paolo II, nella sua seconda visita a Pompei, avvenuta a conclusione dell’Anno del Rosario, ha recitato la Supplica assieme alle migliaia di fedeli giunti nella città mariana in quella solenne
giornata dedicata alla Vergine del Rosario. Il testo della Supplica, che ha avuto nel tempo vari ritocchi, fino a giungere all’attuale formulazione, è profondamente coinvolgente, lirico e musicale. Si caratterizza per una coralità unica e unificante; tra tutte le preghiere composte da autori italiani è quella più famosa al mondo. È stata tradotta in una decina di lingue: dall’inglese al russo, dall’armeno al cinese, dall’urdu al maltese, al tamil, ecc. È una preghiera universale: il Beato aveva ragione a definirla Ora del mondo. Contemporaneamente, in diverse parti della terra, da New York a Buenos Aires, da Toronto a Sidney, da Johannesburg a Caracas, infatti, milioni di fedeli si ritrovano insieme per recitarla. La Supplica nasce dal cuore di Bartolo Longo, ma in realtà, ognuno può sentirsene l’autore, in quanto essa racchiude tutti i dolori e le speranze della famiglia umana. Il Longo, infatti, con la Supplica, ha dato voce all’amore che dalla terra si leva verso il cielo.
Essa è preghiera per l’Italia, per l’Europa, per il mondo intero. A Pompei, la celebrazione, preceduta dalla Santa Messa, si svolge all’aperto, davanti alla Facciata del santuario.
Durante il rito, presieduto da Vescovi e Cardinali, si prega per la Pace, tema molto caro a Bartolo Longo, per lo sviluppo dei popoli, per il superamento delle ingiustizie sociali, per la famiglia. Viene sempre ricordata la vita e la straordinaria opera compiuta dal Beato per Pompei e per la sua rinascita, e vengono illustrati i progressi delle opere sociali, eredità del Longo, che oggi il santuario porta avanti grazie a chi opera al suo interno e grazie alla generosità dei fedeli che contribuiscono a mantenerle in vita. Per far fruire nel modo migliore la celebrazione ai pellegrini, vengono installati diversi maxi-schermi. In tempi recenti, la Supplica è stata trasmessa in diretta televisiva e radiofonica, sia a livello nazionale che internazionale. Dal 1979, viene trasmessa in diretta da Napoli Canale 21, emittente televisiva privata della Campania; nel 1998, è stata trasmessa in diretta mondiale da Rai International; nel 2002, da Tele Pace e nel 2006 da Sat 2000, Radio Maria e Radio Mater.
È così profonda la risonanza che la Supplica suscita nell’animo dei fedeli, che centinaia di migliaia di persone, nei due appuntamenti annuali in cui è recitata solennemente, si recano a Pompei (alcuni, anche a piedi). Non importa se il viaggio affrontato è stato lungo, le ore di preghiera in piedi tante e il sole cocente.
Tutti attendono l’Ora del Mondo, l’ora della Supplica e, in quel momento, pur provenendo da parti diverse d’Italia e del Mondo, ognuno si sente in sintonia con l’altro, per volgere il cuore alla Madre, che dall’alto ama e assiste i suoi figli, che a Lei presentano le loro richieste. Pregare la Madonna di Pompei significa esprimere la propria identità di figli che si rivolgono a Lei, la Madre che Gesù ci ha dato in dono dall’alto della Croce, come ricorda anche il testo della Supplica. Una figliolanza che fa intimi, familiari con Lei e con Dio. Molti giungono nella città mariana a piedi, come i fedeli di Pignataro Maggiore (CE) che, dal 1945, continuano il cammino di fede iniziato dai loro padri per ringraziare la Madonna di Pompei per averli fatti tornare dal Fronte. Ogni anno, il 7
maggio, in più di 400, si recano a piedi a Pompei, dove, dopo una lunga veglia di preghiera, recitano la Supplica con la certezza che la Madonna ascolterà ed esaudirà le loro preghiere. La devozione alla Madonna di Pompei è diffusa in tutto il mondo grazie soprattutto agli emigranti, ai quali, prima che si imbarcassero dal porto di Napoli, Bartolo Longo donava quadri della Madonna, assieme a corone del Rosario, immaginette e libretti di preghiere.
Nel mondo sono nate, così, moltissime chiese, parrocchie e santuari dedicati alla Madonna di Pompei. Non si contano, poi, le Associazioni e le Confraternite a Lei dedicate. Solo negli Stati Uniti ci sono ben 10 chiese intestate alla Madonna di Pompei: a New York, Chicago, Providence, Lancaster, ecc. Altrettante ce ne sono in Canada: a Montreal, a Vancouver, ecc. Se ne trovano anche in Argentina, Brasile, Venezuela e Uruguay e in tutte si organizzano numerose attività per promuovere il culto e la devozione alla Madonna. A New York, la parrocchia "Our Lady of Pompeii", che risale al 1892, è retta dai Padri Scalabriniani, e durante il periodo della grande emigrazione fu un punto di riferimento per tutti gli italiani che approdavano nel nuovo mondo. In occasione della Supplica, la Santa Messa viene celebrata in italiano, inglese, spagnolo e filippino. Dopo il rito si effettua una solenne processione e si termina con una grande festa.


"Maggio 1883" L'Ora del Mondo

Con squisite espressioni che ripetono il lirismo dei solenni salmi biblici, B. Longo, nel programma delle feste del 1883, annunciava la sua novella preghiera alla Madonna.
"Alleluia! O Fratelli: Leviamo oggi un cantico di festa. Cantiamo oggi più giuliva la dolce canzone di amore alla Vergine".
È l’atto di amore alla SS. Vergine di Pompei, il cantico supplice da recitarsi il giorno 8 di maggio nell’ora di mezzodì. "Una preghiera comune, in Atto di Amore che raccogliesse quel popolo nascente (i primi pompeiani) sotto il vessillo di Maria e perciò pregasse di una stessa preghiera".
In questi propositi affonda e prende vita la radice dell’Atto di Amore, la preghiera primigenia, il palinsesto, pressappoco il canovaccio della Supplica.
L’Atto di Amore traduceva la fiamma che divampa nel cuore di Bartolo Longo e che si alimentava nell’ardore di una fede che investiva e permeava tutto il suo essere.
Nell’ora di mezzodì, oltre a dodicimila associati al Tempio di Pompei levarono unanimi la preghiera alla Vergine.

Era l’otto di maggio del 1883. Innumerevoli devoti, pur lontani, alla stessa ora, prostrati davanti all’immagine della Madonna, recitando la medesima Preghiera, si unirono al coro che Don Bartolo, con fervore acceso, aveva sollecitato intonando l’inno alla Vergine. Quell’Atto di Amore concepito e dettato come preghiera di contrizione, cantico di lode, invocazione supplice ricca di pietà profonda.
Dall’Unità Cattolica del 17 maggio 1883 n° 115, stralciamo solo un breve significativo passaggio della relazione stesa da B. Longo a commento della festa: "Ma la festa della prima campana, che ebbe luogo ieri l’altro, ha superato le nostre aspettative ed il più vivo entusiasmo che aveva già suscitato la semplice lettura del programma.


"Ottobre 1883" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza xxx

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Sua


"Maggio 1884" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza xxx

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Sua


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