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Ex Case del Santuario

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*Le Ex Case dipendenti dal Santuario
Vediamo quali sono state le case presso cui hanno lavorano le Suore “Figlie del S. Rosario di Pompei” e che dipendevano direttamente dalla Prelatura di Pompei. Partiamo dal 1887 per giungere ai giorni nostri, con la presenza delle Suore anche nelle comunità parrocchiali.

"1918 - Belvedere Marittimo"
1ª Fondazione: Belvedere Marittimo
, nacque il 24 novembre del 1918. Le Suore raggiunsero la casa il 3 febbraio 1019, che chiuse, purtroppo, nel 1924.

"Villa Filangieri" - Torre Annunziata (NA)

"Villa del SS. Rosario di Pompei", già Villa Filangieri, a Torre Annunziata (NA). Richiesta del 18 marzo 1934.
Casa per l'assistenza climatica delle orfane, Il 25 marzo si costituiva la Casa.
Dal 1983, nella Villa Filangieri, il Santuario accoglie "La Tenda", una comunità per il recupero dei tossicodipendenti. Fu sede anche di esercizi spirituali.
Il 24 marzo1984, nel pomeriggio, Villa Filangieri ha aperto i cancelli per accogliere uno scelto gruppo di Visitatori.
Per la prima volta – così come prevede il programma educativo – parenti, amici, autorità si sono intrattenuti con i giovani ospiti del Centro.
Un lavoro lungo e meticoloso, ma fatto con la gioia di presentare una bella casa, aveva impegnato i 20 giovani nella pulizia del parco, nella decorazione dei saloni e viali, nella pitturazione di alcuni locali.

In un simpatico incontro canoro-musicale, arricchito da vivaci "sketchs", i giovani "si sono presentati" agli ospiti.
Dai loro volti "rifatti" si leggevano i segni evidenti di una serenità riconquistata. E gli ospiti, a modo loro, hanno espresso la "sollecitudine" della società per la tossicodipendenza.
I rappresentanti della Caritas americana e tedesca hanno portato la conferma con un cospicuo contributo per iniziare i necessari lavori di ristrutturazione degli ambienti, onde poter ospitare nel prossimo futuro circa 60 persone.
I vari rappresentanti dello Stato hanno garantito il proprio appoggio: la regione Campania ha successivamente approvato la convenzione per un contributo alle spese di diaria,
S. Ecc.za il Prelato ha ringraziato il Signore e gli uomini di buona volontà per aver reso possibile tale Opera, che si aggiunge a quelle già note a Pompei.
È consolante notare come l’opinione pubblica sia stata adeguatamente informata dalla stampa locale (TG Cooper, Nuova stagione, Il Gazzettino Vesuviano, Il Mattino).
Recentemente anche il Televisore di stato ha svolto un servizio sulla Comunità di Villa Filangieri nel bel noto programma "Droga: che fare?".
È necessario che l’opinione pubblica faccia proprio il problema della tossicodipendenza e cerchi in uno sforzo organico di inventare progetti e mezzi, atti a sconfiggere il male dilagante. È proprio il caso di parlare di "crociata".
Dice D. Mario Picchi del Centro Italiano di Solidarietà: "Direi che oggi alla nostra professione di fede va aggiunta concretamente la nostra professione di carità. Dire che oggi non è più tempo di elemosina, perché è offensivo fare l’elemosina, mi sembra che sia un modo elegante (ma non so se lo è per il Signore!) per non far niente. Se vogliamo fare qualcosa, ce n’è per tutti e in tutti i modi".

"Cattori" (Torre Annunziata - NA)

Fondazione "Cattori"

Richiesta del 23 ottobre del 1935 per opera d’assistenza e apostolato fra bambini, gioventù femminile, villici ed operai in Rione Cattori.
Casa S. Michele Arcangelo in Torre Annunziata.
Le Suore si ritirarono nel 1975.

"Strangolagalli" (Caserta)

Fondazione dell'Istituto "Strangolagalli - Caserta"

Diocesi di Caiazzo, frazione di Castel di Sasso. Primi arrivi il 23 luglio 1936. Vi era un asilo infantile, laboratorio femminile, catechismo, azione cattolica etc.
La chiusura della casa fu ratificata nella relazione del V Capitolo Generale (1959).
Agosto 1941. Era il periodo bellico; a piccoli gruppi, per motivi di sicurezza le ragazze raggiungevano la casa di villeggiatura e vi restavano per i mesi di luglio e agosto.

Centro Educativo "Assunta Ponzo" (Pompei - NA)

Fondazione del Centro Educativo "Assunta Ponzo"

Opera aperta il 2 ottobre 1965 per accogliere, sotto la guida delle suore, bambini della scuola primaria, prima ospitati in un'ala del Seminario "B. Longo", voluta dal Prelato Mons. Aurelio Signora (12,12,1965) sul colle Sant'Abbondio, ora presso il "Centro Educativo Sacro Cuore".
News dal del Centro Educativo "Assunta Ponzo"
Centenario dell’Orfanotrofio Femminile
Alle radici della Speranza
Il Cardinale Opilio Rossi ricorda che la speranza cristiana esige l’impegno di tutti a favore dei poveri e degli emarginati
Nel Vangelo proclamato in questa celebrazione eucaristica in onore della Vergine Maria, abbiamo ascoltato con devozione l’inno del Magnificat, che è l’Inno del Magnificat, che è l’inno che canta la speranza di Maria.
L’umile fanciulla di Nazareth, promessa sposa ad un povero operaio, sperava la venuta del Salvatore annunciato dai profeti, come la speravano molti in Israele. Gabriele, il messaggero celeste le annunciò il compimento della sua speranza, ma in un modo impensato. Essa sarà la donna prescelta da Dio: "da te nascerà il Salvatore sperato. Nulla è impossibile a Dio".
La risposta di Maria fu di abbandono totale e senza riserva alla parola di Dio, parola di speranza per lei e per il mondo: così il destino suo e di tutta l’umanità veniva segnato per sempre dalla venuta del Salvatore nel suo senso verginale.
Nel Magnificat, Maria esprime la sua gioiosa gratitudine per il privilegio della maternità divina; canta la misericordia di Dio verso coloro che lo temono, proclama l’amore di Dio per gli umili.
Maria esalta anche la fedeltà di Dio alle sue promesse di salvezza. Ed anche la Chiesa, ed anche noi, che siamo Chiesa, celebriamo le grandezze e meraviglie che Dio ha operato in Maria, lodiamo l’azione di Dio, padre dei poveri e dei derelitti. Nel Magnificat, Maria riconosce poi la sua pochezza ed umiltà; tutto attribuisce alla gratuità della grazia di Dio, che ha fatto in lei grandi cose. È sorretta dalla speranza nel sentirsi e sapersi salvata; non si compiace in se stessa, ma unicamente nella misericordia e nella potenza di Dio: tutto ha ricevuto come puro dono. "L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata".
Se tutte le generazioni la chiameranno beata, è unicamente perché Dio, nel suo amore, ha posto i suoi occhi sulla umiltà, sulla piccolezza della sua ancella. Forte richiamo per noi: l’uomo per salvarsi non può far affidamento sulle sue proprie forze e gloriarsene; non ha nulla di suo, ma deve unicamente sperare dalla grazia del Signore. Questo è ciò che vale, soprattutto se si pensa che le cose di questo mondo sono effimere, passano. Veramente, alla gratuità assoluta della salvezza, dobbiamo corrispondere con un’attitudine di speranza e di riconoscenza del dono amoroso e gratuito di Dio che salva.
Nel Magnificat, in questo inno che canta la gioia e il giubilo della speranza di Maria, risalta anche la situazione di stridente contrasto tra i potenti del mondo e del denaro e i poveri e gli ultimi della società; e questa discriminazione è contro la volontà di Dio, la giustizia del suo regno, l’annuncio di salvezza e di speranza per tutti. Questo è il significato delle parole del Magnificat:
"Ha dispiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi".
Maria è segno di speranza per la Chiesa e per l’uomo contemporaneo; in preda della paura. Nella Enciclica di Giovanni Paolo II "Redemptor hominis" c’è un paragrafo intitolato: "Di che cosa ha paura l’uomo contemporaneo?". E vi si legge: "L’uomo di oggi sembra di essere minacciato da ciò che produce. I frutti della multiforme attività dell’uomo si rivolgono contro l’uomo stesso. L’uomo pertanto vive sempre più nella paura. Egli teme che i suoi prodotti possano diventare mezzi e strumenti di una inimmaginabile autodistruzione" (n° 15).
Maria è segno di speranza perché "piena di grazia". Maria, segno di speranza vuol dire: segno che orienta verso il futuro, verso il Dio che verrà, verso Colui che ha detto: "Non abbiate paura, io ho vinto il mondo". Maria ci indica il cammino della vera speranza cristiana, impegnandoci al tempo stesso per il regno di Dio e la giustizia nel mondo.
Chiesa siamo tutti noi che formiamo il popolo di Dio. Ciascuno di noi, tutti i credenti, siamo tenuti a costruire ogni giorno la Chiesa come segno di speranza per il mondo. Un mondo segnato dal peccato, dal peccato che è il sommo male e la causa di ogni altro male, anche delle guerre, degli odi, delle ingiustizie, del sottosviluppo. E se, nonostante la redenzione del Nostro Signore, questi mali rimangono, è solo perché l’uomo non vuole lasciare il peccato, abusando della libertà di cui Dio gli fa dono.
Si perpetua così anche la situazione di stridente contrasto fra ricchezza e miseria. Da una parte ingenti beni accumulati e dall’altra popoli sprovvisti dei mezzi necessari per condurre una vita degna dell’uomo e indispensabili per sopravvivere.
Al tempo stesso però il mondo prende sempre più coscienza della fratellanza universale e della urgenza di cambi nelle istituzioni onde superare le discriminazioni oppressive i instaurare la compartecipazione umana.
Nell’attuale concreta situazione del mondo, la Chiesa deve compiere la sua missione di salvezza e di speranza per tutti, con le opere e con l’annuncio del vangelo per l’avvento del regno di Dio e la giustizia nel mondo.
Chiesa siamo tutti noi che formiamo al popolo di Dio. Ciascuno di noi, tutti i credenti, siamo tenuti a costruire ogni giorno la Chiesa come segno di speranza per il mondo. Un mondo segnato dal peccato che è il sommo male e la causa di ogni altro male, anche nelle guerre, degli idoli, delle ingiustizie, del sottosviluppo. E se, nonostante la redenzione del Nostro Signore, questi mali rimangono, e solo perché l’uomo non vuole lasciare il peccato, abusando della libertà di cui Dio gli fa dono.
Si perpetua così anche la situazione di stridente contrasto fra ricchezza e miseria. Da una parte ingenti beni accumulati e dall’altra popoli sprovvisti dei mezzi necessari per condurre una vita degna dell’uomo e indispensabili per sopravvivere.
Al tempo stesso però il mondo prende sempre più coscienza della fratellanza universale e della urgenza di cambi nelle istituzioni onde superare le discriminazioni oppressive e instaurare la compartecipazione umana.
Nell’attuale concreta situazione del mondo, la Chiesa deve compiere la sua missione di salvezza e di speranza per tutti, con le opere e con l’annuncio del vangelo per l’avvento del regno di Dio. Ma, la proclamazione della speranza cristiana senza le opere rimarrebbe sterile.
Questa speranza esige oggi dalla Chiesa e da ciascuno di noi un atteggiamento fraterno e l’impegno a favore dei poveri, degli emarginati, dei diseredati e abbandonati dalla società. Se non sentiamo questo assillo, vuol dire che non abbiamo compreso la verità semplice e radicale del messaggio cristiano o che non conosciamo per esperienza la reale situazione di quelli che
soffrono. Sì, la speranza cristiana appare vera quando vi è l’impegno per i fratelli, vissuto con amore e per la giustizia: cioè nel dare compimento al precetto del vangelo: l’amore al prossimo.
Oggi, il messaggio di speranza di Maria e della Chiesa ci trova riuniti nella Basilica di Nostra Signora del Rosario di Pompei, per celebrare solennemente il centenario della fondazione dell’Orfanotrofio femminile, opera del Beato Bartolo Longo.
Fanciulle povere ed abbandonate, e più tardi figli di divorziati, hanno trovato ospitalità nella casa sorta all’ombra del santuario, sotto la protezione della Madonna; casa, frutto della fede e dell’amore di un fervente figlio della Chiesa.
Fanciulle prive di affetto e calore materno, abbandonate a se stesse, esposte ai pericoli della seduzione del vizio, hanno ricevuto e ricevono accoglienza amorosa dalla Chiesa ed in particolare dalle buone religiose dell’Istituto fondato dallo stesso Beato Bartolo Longo. Così, la città di Pompei si è aperta a sentimenti di fede e di amore al prossimo, sapendo che fede e carità sono il fondamento della vita cristiana.
Il Beato Bartolo Longo ha così mostrato quanto importante e feconda di opere può essere la santità dei laici per il mondo contemporaneo.
Nella omelia della sua Beatificazione, il 26 ottobre 1980, il Papa Giovanni Paolo II ha definito Bartolo Longo "un laico che ha vissuto totalmente l’impegno ecclesiale".
Il Beato Bartolo Longo possiamo considerarlo il primo testimone della nuova Pompei e qui egli è passato con il fuoco della carità, con la corona del rosario, seminando speranza e consolazione. Devoto e imitatore di Maria, ha aderito a lei, la Vergine orante, pellegrino nella fede, compassionevole e in tutto solidale con Gesù nell’opera della salvezza.
Parlare di Bartolo Longo, come laico impegnato nella società, campione della fede e della carità, e di forte stimolo per i fedeli che oggi si preparano al prossimo Sinodo dei vescovi, che ha per tema: "Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo a venti anni dal Concilio Vaticano II", che si celebrerà dal 1° al 30 ottobre di quest’anno (1987).
Una vocazione e missione laicale così pienamente realizzata nella fede e nella carità come quella di Bartolo Longo, è una testimonianza capace di muovere e trascinare tante anime. Dev’essere un appello ed incitamento alla coscienza cristiana di tanti battezzati specialmente laici, a penetrare di fede, di amore, di speranza, di giustizia, di fraternità e di pace le realtà temporali: il mondo dell’economia, della politica, della famiglia e della scuola, della università e della vita professionale.
Raccogliere fanciulle abbandonate e trasformarle in modelli di rettitudine morale e di vita cristiana, è la risposta della fede, dell’amore e della giustizia – fondamento della società. È la risposta di un figlio della Chiesa, esempio per i laici che oggi desiderano vivere intensamente la chiamata di Dio alla santità e all’impegno a favore dei necessitati e dei più poveri.
In Maria, Madre della speranza, troviamo la forza e l’incentivo per percorrere ed avanzare in questo cammino di santità

(† Card. Opilio Rossi)
(Da: Il Rosario e la Nuoiva Pompei - Luglio/Agosto 1987)

Casa "Grand'Albergo del Rosario" (Pompei - NA)

Fondazione "Albergo del Rosario"

Si tratta di una grande struttura che fu gestita, in primo momento, dalle Suore ed attualmente è chiusa.

"Tre Ponti" (Pompei - NA)

Scuola Materna "San Domenico" in località Tre Ponti (23.03.1957)
Le Suore Domenicane a Tre Ponti
“A Tre Ponti, periferia Nord di Pompei, per più di quarant’anni c’è stata una presenza importante: le Suore “Figlie del S. Rosario di Pompei”.

Una presenza discreta, silenziosa, laboriosa; di quel lavoro che non fa rumore, che non fa e non cerca echi, ma che va in profondità come quello del contadino che, silenziosamente dissoda e semina la terra, perché nella profondità di essa germogli il seme.
Un lavoro costante e rifinito, delicato e prezioso, come quello della ricamatrice che, con molti fili di colori diversi e tanta pazienza, tira fuori fiori e disegni che fanno incantare.

Il lavoro delle Suore a Tre Ponti è stato di accoglienza amorosa di tanti bimbi che per generazioni si sono succeduti nei minuscoli banchi della Scuola Materna “Santa Caterina da Siena”, ai quali hanno insegnato ad amare la vita, a rispettare le cose, ad amare Dio Padre buono, a seguire Gesù, a guardare alla Madonna come la Mamma amorosa.
La loro azione educatrice è diventata trasmissione di Dottrina chiara e sicura, sempre aggiornata alle indicazioni della Chiesa.
Le Suore erano diventate le consigliere discrete e sagge di tante mamme e di tante giovani, hanno lenito dolori umani, hanno dato coraggio nei momenti difficili.
La Suora è stata presenza di una Fede vissuta gioiosamente e serenamente, vero segno di una vita libera dalle pastoie della materia, e, tante volte,, è diventata canto vero, canto sereno e ricreativo, fatto di note sonore, di passi di danza per i piccoli.
Tante feste si sono susseguite durante questi quarant’anni a Tre Ponti e, tutti, punteggiati da iniziative ricreative: teatro, recitals ecc.
La suora ha cambiato più volte nome, ma è rimasta sempre la stessa: una presenza che è stata testimonianza  di fede e promozione umana.
E che altro c’è da fare di meglio nella vita?

"Seminario" (Pompei - NA)

Le Suore Domenicane al Seminario

Il Seminario "B. Longo", un'opera voluta dal Prelato Mons. Aurelio Signora (12.12.1965),che ha ospitatoi l'Istituto "Assunta Ponzo" con i maschietti più piccoli delle classi elementari fin dal 1973.
Pensando a questo Istituto la mente si riposa, il cuore sussulta di gioia. Perché? Qui si educavano e si formavano i Sacerdoti del Santuario.
Essi ne assicuravano il culto, la perennità.
Essi erano le lampade sempre accese, come gli Orfani, dinanzi alla immagine miracolosa della Madonna.
Le Messe che celebravano, le preghiere che facevano avevano un punto di incontro: il Rosario Benedetto di Maria trionfi nei cuori, nelle famiglie, nel mondo intero, recando conforto e pace e bene a tutti.
Questo auguravano ogni giorno i cari Seminaristi ed i sacerdoti del Santuario che vivevano al Seminario.

*Roma - Casa "Madonna di Pompei"  
(Suore Domenicane - Via dei Maffei, 50 - 00165 Roma "Lazio" - Tel. 06/66416745)

Fondazione della Casa di Roma

Casa "Madonna di Pompei" a Roma, aperta il 3 ottobre del 1961 come casa di studio per preparare le giovani suore e sacerdoti del Santuario di Pompei, impegnati in corsi di formazione e studi, oltre che per motivi di lavoro.
La Casa di Roma svolge l’importante ruolo di “Casa d’accoglienza” sia per i Superiori e i Sacerdoti della Prelatura di Pompei sia per le nostre Suore che, per motivi vari, si recano nella capitale per brevi soggiorni.
Chi si reca a Roma è sicuro di trovare un’ospitalità fatta di calore umano e di fraterna disponibilità per tutto quanto occorre.
Nessun segno di noia o di stanchezza, ma volti gioviali e sorridenti che ti danno carica per soggiorni piacevoli.
Vi esprimiamo, dunque, carissime sorelle romane, un grazie sentito ed affettuoso per il vostro delicato lavoro.
Regione - Lazio
Il Latium, territorio originariamente abitato dai Latini, con l'ampliarsi delle conquiste romane, incluse anche i paesi degli Ernici, degli Equi, degli Aurunci e dei Volsci, così che i suoi confini vennero estesi fino ai Marsi, ai Sanniti e alla Campania.
Questo nuovo e più ampio territorio prese il nome di  Latium novum in contrasto con il Latium vetus, che indicava il Lazio nella sua primitiva estensione. Nell'ordinamento amministrativo dell'Italia, ad opera di  Augusto, il Lazio, costituì insieme con la Campania la I regione, divenendo di fatto estensione di Roma.
Questa regione tornò ad avere una storia autonoma solo dopo la guerra gotica (535-553) e la conquista bizantina, poiché il "ducato romano" divenne dominio
dell'imperatore d'Oriente.
Ma presto, a causa delle lunghe guerre combattute contro i Longobardi, il territorio venne lasciato privo di difese, e venne conquistato dal vescovo di Roma, che possedeva già nella regione ampi possedimenti.
La Chiesa fu quindi fu in grado di rafforzare il suo potere politico territoriale, grazie anche alla consegna di Sutri da parte del re longobardo Liutprando a papa Gregorio II (728) e di Bomarzo, Amelia e Orte a  papa Zaccaria (742). Parallelamente però il rafforzarsi dell'aristocrazia laica ed ecclesiastica, che aveva la sua base in questa regione, diede vita ad una pluralità di poteri in costante concorrenza tra loro, portando i vari signori ed il vescovo di Roma a contendersi continuamente porzioni di territorio laziale, sino alla metà del XVI sec.
Molti papi, come Innocenzo III (1198-1216), tentarono, inoltre, di rafforzare il loro potere territoriale, cercando di affermare la propria autorità sulle province della Tuscia, Campagna e Marittima attraverso funzionari della Chiesa (rettori), al fine di abbattere la potenza dei Colonna.
Durante il periodo avignonese (1309-1376), però, la lontananza del papa da Roma favorì il potere dei signori feudali, ai quali si opposero le vivaci resistenze dei Comuni minori e, soprattutto di Roma, che con Cola di Rienzo provarono a proporsi come antagonisti del potere ecclesiastico.
Ma la restaurazione dell'autorità pontificia, tra il 1353 ed il 1367, portò ad un totale recupero del Lazio e del resto degli Stati Pontifici, provvedendo anche al riordinamento sia amministrativo che legislativo delle terre riconquistate.
Dalla metà del XVI sec., con la vittoria definitiva del potere pontificio, la storia del Lazio
perdette la sua autonomia, confondendosi con quella degli Stati Pontifici, nel quale formava le province del Patrimonio di San Pietro (con un governatore a Viterbo) e di Marittima e Campagna (con un governatore a Frosinone).
Dopo le parentesi della Repubblica Romana del 1798-1799 e dell'annessione della regione alla Francia, da parte di Napoleone I, in qualità di dipartimento di Roma (1808-1814), il Lazio tornò nuovamente a far parte degli Stati Pontifici, con un nuovo ordinamento amministrativo, che divideva il territorio nella "comarca di Roma" (distretti di Roma, Tivoli e Subiaco) e nelle delegazioni di Velletri, Viterbo, Civitavecchia e Frosinone.
La regione fu riunita al regno d'Italia nel 1870 quando, dopo l'abbandono di Roma da parte delle truppe francesi, il generale Cadorna entrò in territorio pontificio (12 settembre), occupando Roma il 20 settembre.

*Casa Famiglia (Pompei - NA)

Fondazione "Casa Famiglia"

Proposta del 24 ottobre 1934. Opera Pompeiana nella quale venivano preparate ad affrontare le realtà del mondo le giovani che lasciavano gli istituto pompeiani.
La prima sede fu a Pompei in via Colle S. Bartolomeo, presso il Villino di Bartolo Longo.

Accoglienza ai minori

“L’amore, deve essere la base e il fondamento di ogni sistema educativo che voglia pervenire a sicuri e lodevoli risultati” (Bartolo Longo).
Luogo privilegiato dove l’ amore si esprime e si concretizza è la famiglia, piccola Chiesa domestica in cui “la paternità e la maternità umana hanno in sé in modo essenziale ed esclusivo
una somiglianza con Dio, sulla quale si fonda la famiglia, intesa come comunità di persone unite nell’amore” (Lettera del Papa alle famiglie).
Purtroppo questo luogo privilegiato per molti bambini è inesistente e tutti sappiamo quanto siano devastanti le conseguenze per la loro vita.
Ed ecco finalmente una nuova legge quadro (328 dell’8 novembre 2000) che tutela il diritto dei minori ad avere una famiglia. Questa legge prevede, per le famiglie in difficoltà, come intervento prioritario aiuti economici e prestazioni sociali; là dove per inadeguatezza genitoriale o altri motivi si rende necessario l’allontanamento dei minori dalla famiglia di origine è previsto l’ affido familiare e/o l’ adozione; per i casi in cui i due precedenti interventi non sono possibili, è consentita l’ accoglienza dei minori in strutture comunitarie di tipo famiglia.
Le Opere educative di Pompei, già avviate alla riconversione dal 1997 con la ristrutturazione dell’ ex Orfanotrofio formando gruppi con non oltre 13 minori, si incamminano ora verso una completa conversione. A spingerci non sono solo le nuove norme legislative ma anche la presa di coscienza di quanto sia fondamentale per la crescita e lo sviluppo armonico del bambino crescere in un contesto familiare. È chiaro che anche la comunità di tipo familiare non può sostituirsi alla famiglia., ma è comprovato che una comunità fondata sull’amore, sul rispetto della persona in quanto tale, può avere gli strumenti necessari che aiutano il bambino a soddisfare i suoi bisogni emotivi-affettivi che gli consentono di crescere armonicamente. (Continua...)

*La Boutique della Carità, il bel ricamo della solidarietà - (Pompei - NA)
Il Laboratorio delle "Amiche di Maria"
Opere uniche, personalizzate dalla creatività di chi parte dal saper fare e utilizza materiali da riciclo per aiutare gli altri. Sono le creazioni della "Boutique della Carità", il mercatino solidale nato dall’unione di trenta donne che delle loro creazioni hanno fatto un prezioso strumento per raccogliere fondi a favore delle strutture di accoglienza del Santuario.
Il gruppo delle "Amiche di Maria" è nato per iniziativa di Suor Maria Rosalia Giannotti, delle Suore Domenicane Figlie del santo Rosario di Pompei, e di Luisa Allocca, sua amica, molto devota del Beato Bartolo Longo, fondatore della Nuova Pompei e del Santuario.
Ogni settimana si riuniscono in una sala del Centro Educativo "Beata Vergine del Rosario" per realizzare lavori di taglio e cucito, ricamo e disegni su stoffa, mettendo ognuna a disposizione dell’altra la propria abilità.
Anche durante il lockdown l’attività non si è arrestata ed è continuata "a distanza", così come il sostegno che le amiche si sono date a vicenda con telefonate e messaggi, nella speranza di poter dare vita, a breve, ad un altro appuntamento della "Boutique".
Con ago e filo, con i ferri da maglia, con l’uncinetto e il chiacchierino, danno vita alle loro creazioni esclusive, tutte interamente realizzate a mano. «Il nostro fondatore – ha detto Suor
Maria Rosalia – dava grande importanza all’attività di laboratorio perché è in essa che ognuno riesce a far emergere le proprie attitudini. Così è nata l’idea di questo gruppo, aperto a chiunque voglia donare, pregare, imparare e condividere, per far vivere nel tempo lo spirito di Bartolo Longo».
Lavoro e preghiera erano, infatti, per il Beato, fondamentali nell’educazione dei bambini e dei ragazzi orfani, soli o abbandonati, che accoglieva nelle Opere di Carità da lui stesso fondate nella città mariana. Seguendo il suo insegnamento, il gruppo, che ora non può incontrarsi a causa della pandemia, dedica l’ultimo giovedì del mese alla preghiera e ad un momento di catechesi, riunendosi nella Cappella del Centro Beata Vergine.
Sono ormai sei anni che le "Amiche di Maria" lavorano insieme e, a breve, si occuperanno anche della gestione del laboratorio di abiti da sposa del Santuario che dà la possibilità a tante ragazze di indossare l’abito da sogno pur non potendo spendere cifre da capogiro.
Ma i loro incontri sono anche e soprattutto "solidarietà" e amicizia. «Aiutandoci a vicenda nel dare e ricevere – hanno detto - cerchiamo di realizzare il piano d’amore che il Padre ha pensato per ciascuna di noi.
Grazie ai nostri incontri, ad esempio, tante mamme che hanno vissuto il dolore della perdita prematura di un figlio hanno riacquistato un po’ di serenità, trovando la forza per uscire dal buio della solitudine e della depressione. La Mamma Celeste ci ha unite per alimentare la lampada della fede e illuminare la sua Casa».
Dunque, un laboratorio di creatività ma anche di amore, dove ognuna è aiuto e supporto per l’altra e tutte insieme sono sostegno per le Opere di Carità del Santuario.

(Autore: Marida D'Amora)

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