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Missioni Mariane Anno 2010

Il Santuario > Madonna Pellegrina > Anni 2010/2019

"2010" La Regina di Pompei a:
Barletta (BA)

1/4 Febbraio 2010 – Parrocchia: “Santissimo Crocifisso” - Parroco: Don Ruggiero Caporusso

"2010" La Regina di Pompei a:
Napoli (NA)

12-14 Febbraio 2010 - Parrocchia: "San Lorenzo Maggiore" - Parroco: "Padre Carmine Vitale"
Con il nuovo anno, l'Icona Pellegrina ha ripreso il suo cammino scegliendo come prima mèta la città di Napoli, dalla quale giunse a Valle di Pompei il 13 novembre del 1875.
È nel cuore del centro storico del capoluogo partenopeo che l’Icona ha fatto la sua prima tappa, sostando presso il Complesso Monumentale di san Lorenzo Maggiore.
È qui che l’équipe missionaria e l’Icona sostano dal 12 al 14 febbraio, accolte con una gioia e un calore straordinario. Non ci sono parole per descrivere l’affetto e la devozione di chi ha partecipato a tutte le iniziative proposte.
I momenti di riflessione comunitaria, gli incontri con i giovani, le celebrazioni, tutto ha contribuito a rendere la visita della Madonna pellegrina in Napoli un’esperienza unica e indimenticabile.

Tutto è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione di persone straordinarie, prima fra tutte, padre Carmine Vitale, Parroco di San Lorenzo Maggiore, profondamente devoto della Vergine di Pompei, che ha infuso in tutta la comunità l’amore filiale per la Madonna. Alla disponibilità del Padre Carmine si è unita quella di tutta la comunità dei Frati Conventuali, che con grande affetto e simpatia hanno accolto l’équipe missionaria.
A prendere parte alla missione, anche Mons. Carlo Liberati, Arcivescovo di Pompei, che ha presieduto la celebrazione eucaristica del sabato, penultimo giorno a Napoli. Particolarmente emozionante il saluto della comunità dell’Icona: un fiume di persone che, in processione, tra lacrime di gioia e commozione l’ha accompagnata attraverso un lungo tratto di strada per salutarla, quasi come a non volerla lasciare ripartire!
(Autore: Domenico Romano)

"2010" La Regina di Pompei a:
Gaeta (LT)

18/21 febbraio 2010 – Parrocchia: “San Nilo Abate e Santo Stefano” - Parroco: "Don Antonio Cairo"
Seconda tappa dell’Icona pellegrina, per questo nuovo anno, è stata l’antica città di Gaeta. Qui, il quadro della Madonna del Rosario ha visitato, per la prima volta, le comunità parrocchiali di San Nilo Abate e Santo Stefano.
Primo appuntamento, la Via Matris, terminata con l’arrivo presso la Parrocchia "San Nilo", dove Mons. Giuseppe Sparagna, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Gaeta, ha presieduto la solenne
celebrazione eucaristica, alla quale hanno partecipato il Sindaco e numerose autorità civili e militari.
Tante le persone che durante i quattro giorni di missione non hanno mai lasciato la "cara Mamma" che ha confortato i loro cuori e accolto le tante suppliche e preghiere. Nei giorni di permanenza a Gaeta, l’équipe missionaria, assieme a tutta la comunità locale, ha vissuto momenti d’intensa spiritualità, guidando i diversi momenti di catechesi e la recita del Rosario, animando le celebrazioni eucaristiche e partecipando alle visite agli ammalati.
Venerdì 19, a presiedere la solenne celebrazione eucaristica, Mons. Fabio Bernardo D’Onofrio, Arcivescovo di Gaeta. Il Prelato, durante l’omelia, ha più volte sottolineato la figura di Maria come portatrice di Grazie e via che conduce a Cristo Gesù. La Missione a Gaeta si è conclusa con la solenne celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Carlo Liberati che, insieme alle tantissime persone che hanno partecipato alle "giornate missionarie", ha accompagnato in processione la venerata Icona mentre riprendeva il cammino verso Pompei.
(Autore: Domenico Romano)

"2010" La Regina di Pompei a:
Bisceglie (Puglia)

Dal 26 Febbraio al 1 Marzo 2010 - Parrocchia “Ss. Matteo e Nicolò”
Dopo aver fatto tappa a Nocera Superiore, nel salernitano, e a Carnello di Sora, nella ciociaria, l’icona pellegrina della Madonna di Pompei si è fermata in Puglia, ospite della Basilica Cattedrale San Pietro e Parrocchia “Ss. Matteo e Nicolò”.
Secondo una discussa ipotesi di Pompeo Sarnelli, Vescovo di Bisceglie, dal 1692 al 1724, il nome di questa città, fondata dai romani, deriva da “Vigiliae” (sentinelle), dalla sua particolare ubicazione che le permetteva di svolgere un’azione di vigilanza sulla costa adriatica.
In realtà, il termine “vigiliae”, che ancora oggi compare in molti documenti ufficiali, è semplicemente frutto di un’erronea trascrizione del nome dialettale del posto, “Vescégghie”, ossia una conosciuta zona della Puglia dove riesce ancora a crescere un tipo particolare di quercia molto diffusa, il “Viscile”. La popolazione, circa 51.000 abitanti, è particolarmente dedita alla produzione e alla commercializzazione di prodotti agricoli quali ortaggi e frutta, così come la pesca.
La devozione alla Vergine del Santo Rosario di Pompei giunge a Bisceglie alla fine del secolo diciannovesimo, nel 1888, quando, nell’Abazia dei Ss. Matteo e Nicolò, l’Abate Francesco Todisco fece erigere l’altare maggiore volutamente del tutto simile a quello del Santuario di Pompei, dando così vita a una Pia Associazione. Il quadro raffigurante la Beata Vergine fu magnificamente realizzato dal noto pittore molfettese “Il Giaquinto”.
Obiettivo della Missione Mariana, voluta dal giovane parroco don Mauro Camero, è stato quello di offrire alla comunità biscegliese, attraverso la presenza dell’Icona pompeiana, l’occasione di un rinnovamento della propria vita di fede e di ravvivare nel popolo il culto alla Madonna.
Secondo obiettivo, è stato quello di calare la preghiera del Rosario nella vita personale, familiare e parrocchiale. Con l’auspicio, che la preghiera, nota in tutto il mondo, grazie anche all’opera di promozione e di diffusione DEL Beato Bartolo Longo, possa entrare nelle pieghe nelle piaghe della storia quotidiana, per orientare scelte, atteggiamenti ed essere di consolazione nei momenti di tribolazione.
Queste attese e queste speranze hanno accompagnato i giorni della missione il ricco programma che si è sviluppato tra l’entusiasmo del popolo.
Particolarmente avvertiti gli incontri con gli ammalati dell’Ospedale Civile, le Autorità Civili, Mons. Savino Giannotti, Vicario Generale, Mons. Sergio Ruggieri, Vicario Episcopale, L’Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, Mons. Giovan Battista Pichierri, che ha manifestato l’affetto e l’amore filiale di tutta la comunità diocesana per la Madonna di Pompei. L’Arcivescovo di Acerenza, Mons. Giovanni Ricchiuti, che ha concluso la missione mariana, i bambini della scuola elementare e i membri delle Confraternite, delle Associazioni e dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e i Coristi e Strumentisti di “Frammenti di luce”, che hanno voluto omaggiare la Madre del Signore con un concerto-meditazione.
Al termine della Missione, don Mauro, annunciando, per il mese di maggio, il pellegrinaggio di ringraziamento a Pompei per ricambiare la visita della Madonna, ha invocato l’aiuto della Vergine per tutta la comunità, affinchè conservi il dono della fede, accompagnandolo e alimentandolo con una vita cristiana più autentica e visibile, nella continua ricerca e costruzione della pace, della solidarietà, della legalità, della giustizia e del rispetto reciproco.
(Autore: Mario Cavallaro – Fonte: R.N.P. Anno 125 – N.4 - 2009)

"2010" La Regina di Pompei a:
Vizzini (CT)

10/11 Marzo 2010 – Parrocchia “Sant'Agata Vergine e Martire" - Parroco: "Don Giuseppe Luparello"
Dopo quasi quattro anni, l’Icona pellegrina ha nuovamente visitato la comunità di Vizzini, in provincia di Catania.
Anche se è durata solo poche ore, la missione mariana nella città siciliana ha coinvolto tantissimi fedeli che, dalla Madonna, hanno ricevuto amore, forza e sostegno.

Molti hanno trovato conforto nelle parole dei sacerdoti dell’équipe missionaria che, con disponibilità e calore, hanno ascoltato problemi, affanni e speranze di tanti.
Durante i giorni di missione, significativa è stata la catechesi guidata da Don Andrea Fontanella, Delegato per la Missione Mariana, attraverso la quale ha fatto conoscere alla comunità di Vizzini la storia e l’opera fondatrice del Beato Bartolo Longo.
Emozionante, poi, la recita della Supplica alla Vergine di Pompei, presieduta da Mons. Carlo Liberati.
Poi, un ultimo bacio alla Vergine prima della partenza.
(Autore: Domenico Romano)

"2010" La Regina di Pompei a:
Modica (RG)

11/14 Marzo 2010 – Parrocchia “Sacro Cuore" - Parroco: "Don Salvatore Giordanella"

Dopo la sosta a Vizzini, l'Icona della Madonna di Pompei, nel pomeriggio dell’11 marzo, è giunta a Modica, città della provincia di Ragusa, posta alle pendici dei monti Iblei.
All’arrivo nella cittadina siciliana, l’Autocappella e tutta l’équipe missionaria sono state accolte da
un’enorme folla di fedeli, trepidanti per l’arrivo della Vergine.
In processione, l’Icona ha raggiunto la Parrocchia "Sacro Cuore" dove, Mons. Carlo Liberati, Arcivescovo di Pompei, ha presieduto la celebrazione eucaristica che ha dato inizio alla missione mariana.
Tante sono state le persone che hanno "salutato" la Vergine, mamma affettuosa e premurosa che ha ascoltato le loro suppliche e le loro preghiere, dando consolazione ai loro cuori. Durante i giorni di missione, molte sono state le catechesi, guidate dai sacerdoti missionari, incentrate sulla figura di Maria come donna dell’Eucarestia, donna della Resurrezione e Madre della Chiesa.
Anche Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto, che ha presieduto la Santa Messa del venerdì pomeriggio, ha più volte sottolineato come Maria sia il tramite privilegiato tra noi e il Suo figlio
Gesù.
Viva e intensa è stata, anche a Modica, l’attività dell’équipe missionaria che ha animato i diversi momenti di catechesi e le celebrazioni, ha fatto visita a numerosi ammalati e guidato i centri di ascolto.
Tanti sono stati i giovani, gli studenti e i membri delle associazioni parrocchiali che hanno fatto visita alla Mamma Celeste, così come anche le famiglie e le giovani coppie che hanno partecipato alla veglia mariana del sabato, offrendo un’importante testimonianza di fede.
La missione si è conclusa con la Santa Messa presieduta da Mons. Giuseppe Malandrino, Vescovo emerito di Noto.
(Autore: Romano Domenico)

"2010" La Regina di Pompei a:
Sanza (SA)

18/21 marzo 2010 – Parrocchia “Santa Maria Assunta e San Francesco” - Parroco: "Padre Giuseppe Spinelli"
È nel cuore dell’entroterra Cilentano che, dal 18 al 21 marzo, ha fatto tappa l’Icona pellegrina della Vergine di Pompei.
Questa volta, infatti, l’équipe missionaria di Pompei, guidata dal Delegato, Don Andrea Fontanella,
ha visitato la comunità di Sanza, comune del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Sono stati giorni intrisi di spiritualità mariana, quelli della missione, per i sanzesi che, oltre alla profonda devozione per la Madonna della Neve, hanno sempre nutrito un fortissimo amore per la Madonna di Pompei.
Di questo se ne trovano le prime tracce nell’archivio privato della famiglia Bonomo, presente a Sanza da secoli, e in seno alla quale si sono formati, nel corso degli anni, ben sei sacerdoti e nove sindaci.
Numerosi anche i legami epistolari intercorsi tra i Bonomo e il Beato Bartolo Longo, specialmente in occasione  delle offerte inviate per la costruzione della facciata del Santuario, per il monumento alla Pace Universale e continuati in seguito.
La comunità di Sanza ed il suo  Vescovo, Mons. Amgelo Spinillo, hanno accolto la venerata effige con grande entusiasmo.
Un’immane folla di
fedeli era l’ pronta a salutare l’Icona e ad accompagnarla in processione presso la chiesa parrocchiale “Santa Maria Assunta e San Francesco   d’Assisi”, dove, il parroco, don Giuseppe Spinillo, alla presenza del sindaco, Antonio Peluso, del Comandante dell’Arma dei Carabinieri, Luigi Farrarese, del Priore dell’Arciconfraternita “Santa Maria della Neve”, Pasquale La Veglia, e del Priore della Confraternita del “SS. Sacramento e Rosario”, Carmine Ciorciori, ha presieduto la Santa Messa dando inizio alle celebrazioni dei giorni di Missione.
(Don Andrea Fontanella)

"2010" La Regina di Pompei a:
Scandicci (FI)

14-18 Aprile 2010 - Parrocchia: "San Vincenzo" - Parroco: "Don Salvatore D'Amicis"
L’Icona pellegrina della Vergine, dal 14 al 18 aprile, ha fatto visita alla piccola comunità di San Vincenzo a Torri, frazione di Scandicci, in provincia di Firenze.
L’équipe missionaria, all’arrivo, è stata accolta dalle Monache Carmelitane dell’Eremo di Santa Maria degli Angeli, dove è stata celebrata la santa Messa che ha dato inizio ai giorni di Missione.  
L’Icona ha, poi, sostato presso la parrocchia "San Vincenzo", accolta da una folla di fedeli in festa, che hanno partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta dal Delegato della Missione
Mariana, don Andrea Fontanella.
Tante le persone che, giunte dalle città vicine, hanno "salutato" la Vergine affidandole i propri cari, chiedendole protezione e rivolgendole preghiere, mentre l’équipe pompeiana ha, come sempre, animato i momenti di catechesi, le celebrazioni eucaristiche e la recita del Rosario.
Entusiasta promotore e organizzatore della visita dell’Icona pellegrina alla comunità di Scandicci, è stato il parroco, Don Salvatore D’Amicis, che ha, più volte, ricordato di aver voluto fortemente che l’Icona della Madonna di Pompei visitasse la sua comunità, perché "come prima mediatrice presso Dio", potesse far nascere, in seno alla chiesa di Scandicci, nuove vocazioni sacerdotali.
Instancabili promotori della devozione alla Vergine di Pompei e al Beato Bartolo Longo, i sacerdoti, le suore e i laici dell’équipe missionaria hanno portato anche a Scandicci il "carisma" pompeiano, invitando più volte la comunità fiorentina a recitare il Rosario e a non dimenticare che la Vergine è madre affettuosa e premurosa alla quale rivolgersi sempre e nella quale riporre speranze e fiducia.
La missione mariana si è conclusa la domenica mattina con la solenne celebrazione eucaristica presieduta da Don Andrea Fontanella che ha più volte ricordato l’importanza della recita del Rosario, meravigliosa preghiera, definita dallo stesso Beato, "catena dolce che ci rannoda a Dio".
(Don Andrea Fontanella)

"2010" La Regina di Pompei a:
Orte (VT)

22/25 Aprile 2010 – Parrocchia: “Santa Maria Assunta” - Parroco: "Don Mauro Pace"

Nella ricorrenza del centenario della devozione del popolo ortano alla Vergine del Santo Rosario, l’Icona della Madonna di Pompei dal 22 al 25 aprile ha visitato la città di Orte. Cento anni in cui la città si è rivolta alla Madonna celeste, che non ha mai esitato di ascoltare, accogliere ed esaudire le tante suppliche dei suoi figli.
Questa gente del passato ha pregato il Santo Rosario ogni giorno affidando le proprie ansie, i
propri figli, mariti, alla protezione di Maria. Ancor oggi forte è sentita la devozione alla Madonna. Giovedì 22 aprile l’Icona della Madonna di Pompei arriva a Sant’Agostino accompagnata dall’équipe missionaria e da Mons. Carlo Liberati, Arcivescovo di Pompei.
Tutto il popolo di Orte accoglie l’immagine con le rappresentanze delle varie contrade in costume, ed a seguire con tanti fedeli.
Il corteo raggiunge la piazza, dove a salutare l’arrivo dell’immagine della Vergine, sotto le scale della cattedrale, c’è un quadro floreale realizzato dai parrocchiani.
Un caloroso saluto di accoglienza viene espresso da Mons. Romano Rossi, Vescovo della diocesi, e dal Parroco Mons. Mauro Pace che saluta e ringrazia tutta l’équipe missionaria accompagnata dal suo Arcivescovo. In chiesa la recita del Santo Rosario, poi la santa Messa presieduta da Mons.
Carlo Liberati.
Una serie d’incontri, celebrazioni eucaristiche, momenti di preghiera, di catechesi dove sono stati coinvolti ragazzi e adulti, bambini e studenti, hanno visto impegnati i missionari che hanno ricordato il significato e l’importanza del Santo Rosario che, come ha scritto il Beato Bartolo Longo, è "quella catena che ci rannoda a Dio".
Quattro giorni in compagnia dell’Icona della Vergine Maria per riflettere, meditare, pregare e soprattutto lasciarsi guidare da Maria, Madre di Cristo, e di tutti noi.
Dopo la celebrazione eucaristica domenicale la città di Orte ha salutato l’Icona che ha fatto ritorno nel suo Santuario.
(Autore: Domenico Romano)

"2010" La Regina di Pompei a:
Pietrelcina (BN)

13/16 Maggio 2010 – Parrocchia: “Santa Maria degli Angeli” - Parroco: "Padre Giorgio Ramolo"
“Un sogno è diventato realtà: il nostro amato Padre Pio in vita si recò in pellegrinaggio a Pompei per pregare davanti all’Icona della Vergine del Rosario; oggi è l’Icona della Vergine del Rosario a venire in pellegrinaggio a Pietrelcina!”.
Con queste parole, il 13 maggio scorso, Padre Giorgio Ramolo, parroco della chiesa “Santa Maria degli Angeli”, ha accolto la Delegazione della Missione Mariana del Rosario che ha accompagnato l’Icona sacra.
Pietrelcina è stata felicissima di accogliere la vergine, la comunità, infatti, da sempre devota a
Maria, ha sperimentato lungo i secoli la sua speciale protezione.
Fin dai suoi teneri anni, Padre Pio nutrì una filiale devozione alla Madonna di Pompei ed ebbe sempre una fiducia incrollabile nell’efficacia della novena a quella cara Mamma, per ottenere grazie per il bene delle anime.
Pochi giorni prima di morire compì un gesto delicatissimo di devozione verso la Madonna di Pompei. Il 19 settembre 1968, gli venne regalato un mazzo di 50 rose, a ricordo dei suoi 50 anni di stimmate. Di queste rose, una rosa l’affidò ad un suo figlio spirituale diretto a Napoli, perché la deponesse ai piedi della Madonna di Pompei.
Quella rosa è stata portata a Pietrelcina dal Santuario di Pompei.
La devozione a Maria è stata uno dei pilastri della spiritualità sacerdotale e religiosa del Santo che la esprimeva attraverso la recita di un numero imprecisato di Rosari al giorno, tanto da divenire l’apostolo del Rosario.
Padre Pio definiva il Rosario “arma” contro tutte le insidie del male. Il suo testamento spirituale fu semplicemente questo: “amate e fate amare la Madonna, recitate e fate recitare la corona del Rosario”. Tanti sono stati i momenti di preghiera, di catechesi e di confessioni che si sono susseguiti nei giorni di permanenza dell’Icona. Ricche di spiritualità sono state le omelie dei padri missionari, di Mons. Carlo Liberati, Arcivescovo di Pompei, del Superiore del Convento, Padre Francesco Scaramuzzi, e del Vicario Generale Mons. Pompilio Cristino.
I missionari, dal loro canto, hanno ricordato che la presenza dell’Icona è stata una visita storica, importante, significativa, carica di evocazioni e di emozioni nella quale è stato sottolineato più volte il particolare legame con la Madonna e con i due apostoli del Rosario, il Beato Bartolo Longo e San Pio da Pietrelcina, che con la loro vita hanno contribuito alla conoscenza e all’amore di Cristo.
Un laico, Bartolo Longo, che ha dato tutta la sua vita alla diffusione del Rosario, ed un religioso, Padre Pio, che ha sgranato per l’intera sua vita il Rosario.
Hanno sottolineato, altresì, che tra i due apostoli del Rosario, grazie all’incessante preghiera, vi è stato un interscambio di evangelizzazione.
Un pugliese che in terra campana ha realizzato un santuario alla vergine e tante opere di carità annesse, e un campano, andato in terra di Puglia, per realizzare la Casa di Sollievo della Sofferenza, un Santuario e tante opere di carità.
Un ringraziamento al parroco, Padre Giorgio, al Sindaco, gennaro Fusco, a tutte le autorità militari presenti ed al consigliere Provinciale, Dante Molinaro, per l’accoglienza, la sensibilità e la presenza nei giorni di permanenza della Vergine Santa.
Dopo la celebrazione eucaristica domenicale e la recita della Supplica, tutta la comunità di Pietrelcina ha salutato l’Icona che ha fatto ritorno nel suo Santuario.
(Autore: Domenico Romano)

"2010" La Regina di Pompei a:
Picerno (PZ)

28/30 Maggio 2010 – Parrocchia “San Nicola di Bari” - Parroco: "Don Donato Ferraro"

(Autore: xxx)

"2010" La Regina di Pompei a:
Chiaiano (NA)

10/13 Giugno 2010 – Parrocchia: “San Giovanni Battista” - Parroco: "Don Salvatore Giuliano"

(Autore: xxx)

"2010" La Regina di Pompei a:
Villagrande di Tornimparte (AQ)

16/17 Giugno 2010 – Parrocchia “San Panfilo" - Parroco: "Don Danilo Priori"

(Autore: xxx)

"2010" La Regina di Pompei ad:
Aielli (AQ)

17/20 Giugno 2010 – Parrocchia: “SS. Trinità” - Parroco: "Don Ennio Grossi"
Festosi i rintocchi della piccola campana della chiesa di San Rocco annunciano alle 16.15 di giovedì 17 l’arrivo della venerata effige della Madonna del Rosario e di tutta l’équipe missionaria di Pompei.
Tra gli applausi e le note festose della banda si apre lo sportello dell’autocappella e si presenta dinanzi ai nostri occhi il volto stupendo della più tenera tra le madri che stringe tra le sue braccia il dolce Gesù. Dopo i miei saluti e quelli del Sindaco, Benedetto Di Censo, il simulacro della Madonna, scortato dai Carabinieri del Comando di Avezzano, viene portato a spalla in processione cui hanno partecipato le confraternite e le varie associazioni cittadine.
In una chiesa gremita, il nostro Vescovo, Mons. Pietro Santoro, ha celebrato la Santa Messa solenne nella quale ha invitato il popolo ad approfittare dei giorni della Missione come nuova spinta per un Cristianesimo sempre più concreto.
Ininterrotto, dalla mattina alle 6.30 alla mezzanotte, è stato l’afflusso dei fedeli che da altri
paesi sono venuti a rendere omaggio alla regina delle Vittorie.
Molto partecipati gli incontri e le varie Celebrazioni, e stupendo è stato vedere come tante persone si siano accostate con gioia, dopo tanto tempo, al Sacramento della Riconciliazione.
I Missionari hanno svolto un lavoro impareggiabile, tante le persone che dicono grazie per una parola, un sorriso, un conforto e un sostegno.
Gradita e piena di spunti di riflessione è stata l’omelia durante la Santa Messa solenne celebrata da Mons. Carlo Liberati, Arcivescovo Prelato di Pompei. Tante volte in quelle ore mi sono ripetuto e anche ora continuo a farlo: la Madonna ha ricoperto Aielli di tante grazie spirituali.
Ma come per tutte le cose belle, anche per questa è giunta la fine: domenica mattina dopo la Santa Messa celebrata dal Vicario Generale di Pompei, Mons. Giuseppe Adamo, e la solenne Supplica, l’Icona della Madonna è stata riaccompagnata per la partenza.
Prima di lasciarla è stata inaugurata un’edicola votiva a ricordo della Missione. Poi, tutti commossi abbiamo salutato la Vergine Madre e tutta l’équipe che ha fatto ritorno nella sua Pompei, promettendo di restituire presto la visita ricevuta.
(Autore: Don Ennio Grossi)

"2010" La Regina di Pompei a:
Lipari (ME)

23/27 Giugno 2010 – Parrocchia: “San Giuseppe” - Parroco: "Don Giuseppe Mirabito"

(Autore: xxx)

"2010" La Regina di Pompei a:
Salerno (SA)

18 Luglio 2010 - Stadio "Arechi"  – Responsabile: Padre Michele Vassallo S.D.V.

(Congresso Internazionale Rinnovamento Carismatico Servi di Cristo Vivo)
Nello Stadio Arechi di Salerno, tra gli applausi di 14.000 aderenti e simpatizzanti al Rinnovamento Carismatico Servi di Cristo Vivo, domenica 18 luglio 2010 l’Icona della Madonna di Pompei, ha fatto il suo ingresso al Congresso Internazionale.
Un appuntamento atteso, voluto dal Rinnovamento
Carismatico Servi di Cristo Vivo, che ha riunito sin dalle prime ore del mattino numerosi fedeli provenienti da tutta Italia.
Le voci dei grandi esperti di spiritualità si sono susseguite in una diversità di stile e di tono che, mentre arricchivano e infervoravano, riusciva a smorzare ogni sintomo di stanchezza.
Tra i presenti al Congresso, l’Arcivescovo Metropolita di Salerno, Mons. Gerardo Pierro, Sua Ecc.za Mons. Andrea Gemma, Vescovo emerito di Isernia-Venafro. Sua Ecc.za Mons. Romulo Emiliani, P. Ludovico Caputo, Mons. Gianfranco Gallone, Mons. Nicola Giampietro, P. Elias Vella O.F.M.
Nella grande area, bella e dominante, l’Icona della Vergine del Rosario si copriva di luce dei vari momenti del giorno tra gli applausi scroscianti di tutto lo stadio.
Quanta grazia e quante grazie in quelle ore tanti hanno ricevuto. Grazie.
Il Rinnovamento Carismatico Servi di Cristo Vivo ha come sua caratteristica quella di dare notevole risalto ai segni che Cristo ha compiuto e, in tale contesto, si è rivelata più che intonata la presenza della Vergine del Rosario di Pompei, quale intermediatrice e dispensatrice di grazie.
(Autore: Domenico Romano)

"2010" La Regina di Pompei a:
Dossobuono (VR)

17/21 Settembre 2010 – Santuario "Madonna delle Salute" - Parroco: " Don Lino Casarini"

Dopo la pausa estiva, l’Icona della Madonna di Pompei ha ripreso il suo peregrinare ed ha raggiunto due località dell’Italia settentrionale: Dossobuono, nel comune di Verona, a Bereguardo, in provincia di Pavia.
Due realtà differenti, due comunità diverse, ma con una sola grande gioia: poter accogliere l’Icona della Vergine del Rosario di Pompei.
Dal 17 al 21 settembre, la Madre del Signore Gesù ha visitato i suoi figli di Dossobuono, una
piccola frazione del comune di Verona, che, con semplicità e profonda cordialità, hanno ospitato la sacra immagine nella Parrocchia del Santuario della Madonna della Salute in Dossobuono.
Le tante celebrazioni eucaristiche, gli incontri di catechesi, le visite alle famiglie ed agli animali, le veglie di preghiera, la preghiera di liberazione e di guarigione presieduta da Mons. Gino Oliosi, hanno contribuito a rendere questa sosta della Madonna pellegrina un’esperienza unica ed indimenticabile. Tutto è stato possibile grazie al contributo di persone straordinarie, come P. Massimo Malfer (Parroco e Superiore della Congregazione dei Padri Filippini di Verona, persona allegra e sincera), il seminarista Davide ed il Diacono Marco.
Suggestiva e partecipata è stata l’accoglienza riservata, presso il forte Gisella, da parte delle autorità civili, quali il Sindaco di Verona Flavio Tosi, il Prefetto Perla Stancari ed il Questore Vincenzo Stingone, che in processione ed insieme alla banda Dino Fantoni di Dossobuoni, hanno
accompagnato la vergine fino in chiesa, dove è stata accolta da Sua ecc. Mons. Giuseppe Zenti, che ha celebrato l’eucarestia, animata dal soprano Katia Ricciarelli e dal tenore Francesco Zingariello.
Domenica 19 è stata celebrata, al mattino, la Santa Messa in rito latino (Vetus Ordo), presieduta da Mons. Marco Agostini, cerimoniere pontificio.
Abbiamo verificato che, nei giorni di permanenza della Madonna del Rosario, c’è stata un’enorme affluenza di persone che si sono accostate al sacramento della riconciliazione e sono state avvicinate in maniera festosa. A conclusione della missione mariana, martedì 21 settembre, durante la
celebrazione eucaristica presieduta da Sua Ecc.za Mons. Carlo Liberati, Arcivescovo di Pompei, un gruppo di 25 persone ha aderito alla erigenda Confraternita del S. Rosario, desiderose di propagare il Santo Rosario e di vivere più intensamente la vita cristiana, per contemplare con Maria il volto di Cristo.
Al termine, l’Icona è stata processionalmente accompagnata verso l’autocappella, che ha proseguito il suo peregrinare verso Bereguardo.
L’Icona della Madonna di Pompei – accompagnata da Mons. Carlo Liberati, che ha poi presieduto la Santa Messa – è arrivata in serata nella frazione di Zelata, accolta dal Sindaco Roberto Battagin, da tutta la comunità cittadina e dal Parroco Don Lino Casarini, che in un appassionato indirizzo di saluto ha soffermato: "L’Icona della Vergine di Pompei.
(Autore: Andrea Fontanella)

"2010" La Regina di Pompei a:
Bereguardo (PV)

22/27 Settembre 2010 – Parrocchia: “Sant'Antonio Abate” - Parroco: "Don Lino Canarini"

Anche a Bereguardo noi missionari mariani siamo stati impegnati in incontri di catechesi e in visite alle famiglie ed agli ammalati, con condivisione di riflessioni e di esperienze.
La presenza della Vergine Maria ha rappresentato, quindi, un’importante occasione di preghiera, di meditazione e di dialogo per l’intera comunità parrocchiale e per tutte le persone giunte anche dai paesi limitrofi.
L’Icona della Madonna del Rosario è ripartita per Pompei Domenica 27, dopo la Santa Messa delle ore 11.00, presieduta da Don Andrea Fontanella (Delegato per la missione mariana), ed è stata salutata da una folla numerosissima.
(Autore: Domenico Romano)

"2010" La Regina di Pompei a:
Cava De' Tirreni (SA)

21/24 Ottobre 2010 – Parrocchia: "San Giuseppe al Pozzo" - Parroco: Don Felice
Con grande fede e devozione la comunità di San Giuseppe del Pozzo e tutta la città di Cava de’ Tirreni ha accolto l’équipe missionaria che ha portato la prodigiosa Icona della Madonna di Pompei. In molti hanno atteso l’Icona all’uscita dell’autostrada da Cava de’ Tirreni, dove Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi-Cava de’ Tirreni, insieme al Sindaco, Marco Galdi, e alle varie autorità civili e militari, hanno rivolto un saluto di benvenuto a tutta l’équipe e, processionalmente, hanno, poi, accompagnato la Vergine nel cammino verso la chiesa di San Giuseppe del Pozzo.
Una piccola chiesa che, durante i giorni di permanenza della missione mariana, è diventata, centro di accoglienza, di aggregazione e di intensa preghiera dei tanti che sono giunti dai diversi paesi vicini.
La Vergine – ha detto Don Felice, il Parroco – ha visitato la nostra comunità facendo sentire la sua vicinanza e presenza anche a quei suoi figli che vivono in periferia e che tanto l’amano, la venerano, la pregano sotto il titolo di Madonna del Rosario.
Quei figli che in diversi momenti dell’anno le fanno visita nel suo Santuario, ma ora hanno potuto rivolgerle le proprie preghiere nella propria città. Sicuramente – ha, poi, continuato Don Felice – la
Mamma Celeste non ha disatteso i tanti suoi figli che con fede Le hanno rivolto ed affidato le proprie difficoltà, preoccupazioni, ansie, dolori fisici e spirituali, ma li ha avvolti tutti sotto il Suo manto, accogliendoli e consolandoli".
La Rosa d’intemerata bellezza, la tutta santa, la candida colomba di pace, la tre volte beata, come il Beato soleva chiamarla, ha fatto sentire la sua presenza ai tanti soli ed abbandonati che hanno imparato attraverso di Lei a fidarsi, a confidare e ad affidarsi al suo figlio Gesù.
È con Maria e con il Rosario, la catena dolce che ci rannoda a Dio, che possiamo contemplare la vita, la passione e la croce di Gesù, ed attraverso di Lei giungere al Padre.

(Autore: Domenico Romano)

"2010" La Regina di Pompei a:
Villaricca (NA)

25/29 Ottobre 2010 – Parrocchia: "San Pasquale Baylon"

Nemmeno la pioggia battente ha arrestato la moltitudine di fedeli accorsi ad attendere la Madonna di Pompei pellegrina per la seconda volta a Villaricca, in provincia di Napoli.
Nonostante la pioggia, infatti, calorosa e partecipata è stata l’accoglienza da parte di tutta la comunità che ha seguito in processione l’Autocappella per le strade del paese, fino in parrocchia.
Il complesso bandistico di Casandrino, comune vicino, ha dato inizio alla processione annunciando
l’arrivo dell’Autocappella in ogni rione, dove la Vergine è stata salutata con spettacoli pirotecnici, bandierine e striscioni.
Ma soprattutto una preghiera incessante ha accompagnato la Madonna di Pompei nella parrocchia San Pasquale baylon.
I festeggiamenti del trentacinquesimo genetyliaco hanno avuto inizio il giorno precedente con la visita del Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, che ha benedetto il nuovo portale della chiesa, quasi ad aprire le porte a Maria che il giorno dopo ha fatto il suo ingresso solenne.
Dopo la processione il Superiore generale della Congregazione Pii Operai Catechisti rurali (Missionari Ardorini), Padre Ermolao Portella, ha presieduto l’Eucarestia alla presenza del Sindaco, Giosuè di Martino, che ha consegnato le chiavi della città alla Madonna. Durante la permanenza dell’Icona si sono alternate diverse testimonianze tra le quali quella del portiere del Calcio Napoli, Morgan De Sanctis, del cantante Mario Trevi e dell’attrice Claudia Koll.
Quest’ultima nel riportare un episodio della sua infanzia ha ricordato l’affidamento della nonna alla Vergine del Rosario quando, in occasione della sua nascita, era in pericolo di vita. Da quel momento
il legame dell’attrice con la Madonna non si è mai interrotto, neanche nei momenti di difficoltà professionali e personali che hanno visto il suo allontanamento dalla fede, anzi è stata proprio la Madonna a ricondurre la Koll alla fede. In tanti sono accorsi ai piedi della Vergine Santa affidandole sofferenze e preghiere senza mai abbandonare l’Icona durante l’intera giornata. I missionari, poi, hanno fatto sentire la vicinanza di Maria visitando gli ammalati e incontrando i bambini delle scuole materne ed elementari, mentre gli alunni delle scuole medie inferiori e superiori hanno partecipato in parrocchia all’incontro loro dedicato.
(Autore: Domenico Romano)

"2010" La Regina di Pompei a:
Sutri (VT)

17-22 Novembre 2010 - Parrocchia: "Santa Maria Assunta in Cielo" - Parroco: Don  ...

"2010" La Regina di Pompei ad:
Aci Sant'Antonio (Ct)

24/28 Novembre 2010 -  Parrocchia: "Sant'Antonio Abate" - Parroco: "Don Vittorio Rocca"
È stato grazie all’iniziativa di Don Vittorio Rocca, parroco dell’Arcipretura Parrocchiale "Sant’Antonio Abate", con sede in Aci Sant’Antonio (CT), che, il 24 novembre, l’Icona della Madonna di Pompei è giunta in piazza Mercé, dove è stata accolta da un’immensa folla di fedeli, dalle autorità religiose, civili e militari del luogo.
Dopo il saluto e le parole di ringraziamento rivolte dal Parroco e dal Sindaco, Pippo Cutuli, la venerata immagine è stata portata, in processione, verso la Chiesa parrocchiale, accompagnata da
numerosi fedeli aderenti all’Unitalsi, al gruppo Padre Pio, al Gruppo Famiglia, all’Abitino Madonna del Carmelo, ai Frates, nonché alle Corali e ai Ministranti.
Durante il tragitto, è stato recitato il Santo Rosario, guidato dal viceparroco, Don Santo Leonardi, e sono stati eseguiti canti mariani. Giunti nella Piazza, antistante la Chiesa Parrocchiale, la venerata immagine della Madonna di Pompei è stata salutata con una nutrita e sincronizzata batteria di fuochi d’artificio di vari colori e disegni.
Vi è stata, quindi la celebrazione eucaristica, presieduta da Mons. Giuseppe Adamo, Vicario Generale del Santuario di Pompei, il quale ha invitato i fedeli a riflettere sui motivi della presenza di Maria nella loro città ed a rivolgerle, quindi, un filiale e doveroso ringraziamento, nonché a chiederle le grazie di cui si ha bisogno.
Numerosissima è stata la presenza di fedeli, soprattutto giovani, al concerto di Don Giosy Cento, che ha esortato a non vergognarsi e a non temere di far parte della schiera di coloro che intendono seguire Cristo. Anche Mons. Pio Vittorio Vigo, Vescovo di Acireale, ha voluto rendere omaggio alla Vergine del Rosario e, nel corso della celebrazione Eucaristica di sabato 27 novembre, ne ha delineato la figura, quale donna prediletta da Dio e madre di Gesù. Domenica 28, al termine della missione, è stata celebrata la Santa Messa, presieduta dal Parroco e, subito dopo, l’Icona è ripartita per Pompei, salutata da una festante e numerosissima folla di fedeli.
(Autore: Andrea Fontanella)
Un po' di Storia
L'anno 1169 a seguito di una forte eruzione accompagnata da forte scosse di terremoto, gli abitanti lasciarono la parte costiera e si ritirarono in queste amene contrade ricche di boschi e di abbondante legname; qui diedero vita al piccolo borgo di Casalotto.
Nel I 408 questo borgo fu minacciato da una colata lavica che si fermò poco distante dal piccolo borgo; le preghiere degli abitanti a Sant'Antonio abate scelto come loro patrono e protettore
riuscirono a fermare il pericolo.
Lotte interne con la vicina Aquilia indussero gli abitanti di Casalotto e dei borghi vicini a chiedere al viceré di Palermo la separazione da Aquilia Vetere; questa fu ratificata nel 1640 a firma dei luogotenente Cardinale Giannettino Doria arcivescovo di Palermo.
L'11 di Gennaio dell’anno 1693 fu un giorno di grande lutto perché un terribile terremoto, di proporzioni mai registrate, distrusse l’intera Sicilia orientale: ad Aci Sant'Antonio perirono 143 persone e vennero abbattute tutte le chiese tranne quella dei padri mercenari.
Il 1700 fu il secolo d' oro per Aci Sant'Antonio. Pittori scultori architetti, valenti mastri d' opera si avvicendavano per la ricostruzione e l'abbellimento dei maggiori edifici.
Opere pregevoli di questo periodo furono: la chiesa di Sant'Antonio Abate, quelle di San Biagio e di San Michele arcangelo, il palazzo Reggio Carcaci, il palazzo Puglisi il palazzo Gagliani.

L'800 vide consolidarsi la ricca borghesia terriera e lo sviluppo dell'attività commerciale con la vicina città di Catania. Largo impiego in questa attività commerciale ebbe il carretto che fu riccamente ornato da valenti mastri carradori.

Aci Sant’Antonio venera la Madonna di Pompei
La cittadinanza di Aci Sant’Antonio ha onorato con solenni festeggiamenti il quadro raffigurante l'effige della Beata Vergine di Pompei, esposto da mercoledì 24 novembre a domenica 28 novembre nella Chiesa Madre del paese di Aci Sant’Antonio.
Una serie di celebrazioni eucaristiche e incontri diocesani hanno suggellato questo evento e coinvolto la comunità della cittadina.
L’icona è stata accolta dai pellegrini nella chiesa di San Camillo e con una lunga e raccolta processione è stata accompagnata fino alla Chiesa Madre dove è stata celebrata la messa da Mons. Carlo Liberati, Arcivescovo-Prelato e delegato pontificio del Santuario di Pompei. Giorni di preghiera che anticipano il Natale.
Il dipinto della Vergine del Rosario è conservato nel Santuario Mariano di Pompei costruito nel 1896, ed è uno dei più importanti santuari mariani in Italia. In occasione della visita dell’icona della vergine nella cittadina santantonese, il parroco Don Vittorio dal 27 dicembre al 30 dicembre ha programmato un pellegrinaggio parrocchiale proprio nel santuario di Pompei, con visita anche agli scavi archeologici.

(Autore: Valeria Contarino)

"2010" La Regina di Pompei a:
Carpineto di Fisciano (SA)

02/05 Dicembre 2010 - Parrocchia: "San Giovanni Battista e San Nicola di Bari" - Parroco: "Don Luigi Aversa"
Un po' di Storia
La frazione di Carpineto appartiene al comune di Fisciano, in provincia di Salerno, nella regione
Campania.
Dista 1,02 chilometri dal medesimo comune di Fisciano, sorge a 370 metri sul livello del mare e nella frazione di Carpineto risiedono 450 abitanti.
Carpineto: Etimologicamente il nome della frazione, a nord del capoluogo, deriverebbe da "Carpinus", un albero appartenente alla famiglia delle betullacee, molto presente in zona.
La sua essenza veniva infatti utilizzata dagli abitanti per la produzione giochi, tini e carretti.
La località, situata a 370 m sul livello del mare, con circa 450 abitanti, si divide in due borgate, Carpineto Superiore e Carpineto Inferiore con due chiese ben distinte, le Parrocchia di San Giovanni e di San Nicola, oggi riunite nella Parrocchia di San Giovanni Battista.
Nella metà del mese di agosto si svolge con successo la Sagra degli spaghetti con la nocciola.

"2010" La Regina di Pompei a:
San Nicola La Strada (CE)

14/19 Dicembre 2010 - Parrocchia: "Santa Maria degli Angeli" - Parroco: "Don Pasquale Lunato"
L'Icona della Madonna di Pompei termina il suo peregrinare dell’anno 2010 nella Parrocchia "Santa Maria degli Angeli" di San Nicola La Strada, località in provincia di Caserta dov’è stata accolta dal 14 al 19 dicembre, da una folla immensa di fedeli e dalle autorità religiose, civili e militari del luogo.
Dopo una breve sosta davanti alla Chiesa della Parrocchia "Santa Maria della Pietà", dove le è stato rivolto un saluto ed un vivo e sentito ringraziamento sia da parte del relativo Parroco, Don Oreste Farina, sia da parte del Sindaco, Ing. Angelantonio Pascariello, la venerata Icona è stata portata in processione verso la Chiesa della Parrocchia "Santa Maria degli Angeli", accompagnata dal Parroco don Pasquale Lunato e da numerosi fedeli aderenti all’Azione Cattolica, al Rinnovamento nello Spirito, all’Arciconfraternita "San Nicola di Bari e SS. Rosario", all’Apostolato della preghiera, alle Dame do San Vincenzo, nonché ai Boy-Scout, ai Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme ed a quelli dell’Ordine di Malta. È seguita la celebrazione Eucaristica, presieduta da Mons. Pietro Farina, Vescovo di Caserta, il quale – nell’esaltare le virtù ed i meriti di Maria – ha invitato i fedeli ad approfittare della sua presenza nella loro città per rivolgerle un devoto omaggio filiale e per chiederle le grazie di cui hanno bisogno.
Nei giorni successivi, l’equipe missionaria ha avvicinato in maniera festosa tutte le categorie di
persone ed associazioni presenti nella comunità parrocchiale, alle quali è stata indicata la strada della contemplazione dei misteri di Cristo, attraverso lo sguardo di Maria, per realizzare insieme un’esperienza di servizio, di carità e di costruzione della pace, com’è nel carisma del Santuario di Pompei.
Malgrado il freddo e la pioggia, c’è stata un’enorme affluenza di persone, che hanno partecipato a tutte le iniziative proposte, si sono accostate al sacramento della Riconciliazione e hanno dimostrato un grande affetto ed una sentita devozione. Nei giorni di permanenza della Madonna, tutto ha contribuito a rendere questa sosta un’esperienza indimenticabile e ciò è stato possibile grazie anche all’impegno del Parroco, e dei diaconi, Alfonso Tiscione, Biagio Ferrante e Alfonso Magnifico.
Molto bella e suggestiva è stata la processione dell’Icona della Madonna del Rosario snodatasi lungo le vie cittadine, che ha visto la partecipazione, nonostante l’intenso freddo, di moltissimi fedeli muniti di fiaccola, i quali hanno voluto suggellare l’amore del popolo verso la Mamma celeste e chiedere la sua protezione.
Domenica 19, al termine della S. Messa presieduta dal Parroco, l’Icona della Madonna è ripartita per Pompei
(Autore: Andrea Fontanella)

Fotocronaca del pellegrinaggio a San Nicola la Strada (CE)
Le origini

Le fonti storiche assegnano al 1113 l’ano di fondazione della Diocesi di Caserta, allorchè il vescovo metropolita di Capua, emanò la Bolla di concessione perpetua di 133 chiese del territorio casertano al Vescovo suffraganeo Rainulfo (1100?-1129).
In realtà, l’atto di Senne è una convalida formale di una prassi già consolidata nel tempo e segna un significativo riconoscimento dell’accresciuta importanza del territorio casertano e della maturità della chiesa locale.
Il borgo longobardo di Casa-hirta, di cui per primo ci narra Erchemperto, per la posizione arroccata sulla sommità del colle donde si domina tutta la vallata, offriva un asilo sicuro alla popolazione contro le scorrerie dei  barbari prima e dei saraceni poi. Qui, infatti, essa s’era rifugiata dopo quella serie di devastazioni causate dalle lotte fratricide dei conti di Capua non meno che dalle incursioni barbariche, che sconvolsero il territorio di Galatia negli anni 841-43 e 861, fino alla completa distruzione dell’antica città (880). Certamente anche il vescovo aveva dovuto seguire il suo popolo ed aveva spostato la sua sede dalla distrutta Galatia alla nascente Caserta, che già doveva avere una certa consistenza demografica, mura fortificate ed un castello con molte torri quadrate.
La continuità della chiesa galatina e casertana è attestata in vari luoghi, tra cui emerge l’espressione del vescovo Giovanni I (1137-64), che in un atto ufficiale usa l’espressione  “Casertana seu Galatina ecclesia”.
La storia di quest’ultima, però, è estremamente rarefatta e si perde nella leggenda. Così, dopo d’aver ricordato che per queste contrade è passato l’apostolo Pietro nel suo viaggio verso Roma, la tradizione vuole che il primo vescovo sia stato un Sant’Augusto, che faceva parte del gruppo dei sacerdoti perseguitati da  Genserico, pervenuti alle coste tirreniche dall’Africa su una barca senza remi. Gli altri erano:  Prisco (che fu vescovo di Capua), Castrense (vescovo Volturnense), Tammaro, Rosio, Eraclio, Secondino, Adiutore, Elpidio  (vescovo di Atella), Canione e Vindonio. Augusto avrebbe tenuto la cattedra episcopale dal 439 al 477.
Dei lunghi secoli che seguirono, durante tutta la dominazione longobarda, non si hanno che rarissime notizie legate a pochi nomi. Sul cadere dell’XI secolo, in analogia con Sant’Angelo in Formis, sorgeva ai piedi del monte Tifata dove era Caserta, l’abbazia di San Pietro ad Montes, secondo gli schemi cassinesi.
All’inizio del XII secolo il rigoglio della vita doveva esser tale da indurre il vescovo  Senne ad emanare la citata bolla, che ben si inquadra nella politica dei nuovi dominatori Normanni di intensificare le diocesi parallelamente alla creazione della struttura feudale, per il miglior controllo del territorio.
Dalla bolla e dai successivi documenti del 1174 e del 1208, si evincono i confini geografici della diocesi, che erano delimitati a nord dal Volturno, a sud dal Clanio e dal reticolo di rigagnoli denominato poi Regi Lagni, a ovest dal monte Cupo e ad est dal torrente Biferchia, dal rio del Colle Cerqua Cupa e dal monte Longano.
La nuova dignità di diocesi Chiesa Santa MAria degli Angeliautonoma è subito consolidata con la fondazione di una nuova chiesa cattedrale monumentale, dedicata a San Michele Arcangelo, sorta su quella più antica. Lo stesso Rainulfo ne pone le fondamenta nel medesimo anno 1113, chiamando a progettarla maestranze di grande valore.
La costruzione deve essere in gran parte finita nel 1153 allorché la chiesa viene consacrata dal vescovo Giovanni I (1137-64). Successivamente viene completata la facciata ma bisogna attendere il secolo successivo perché fosse aggiunto il campanile. Crescendo, la curia vescovile ha la sua scuola di letteratura per chierici e laici, secondo le disposizioni emanate da Alessandro III nel Concilio Lateranense III (1179), per combattere le eresie.
La prima metà del XIII secolo è dominata, possiamo dire, interamente dalla figura di  Federico II e Caserta è un territorio a lui prediletto. Il giovane  Riccardo, figlio del conte  Tommaso e di  Siffridina, viene educato alla corte dell’imperatore e sposa una delle sue figlie naturali, Violante. Il castello si arricchisce della superba torre cilindrica che è una delle più grandi d’Europa. Alla cattedrale, come s’è detto, viene aggiunto il campanile, notevole esempio di architettura romanica con influssi arabo siculi, completato nel 1234, circa mezzo secolo prima di quelli di Amalfi e di Gaeta. Viene ampliato il palazzo vescovile e delimitata la piazza rettangolare antistante il duomo. È vescovo in quegli anni Andrea de Capua (1221-40), studioso di diritto, stimato dallo stesso imperatore.
La disfatta degli Svevi e l’arrivo degli angioini sono vissuti inizialmente in modo drammatico, per l’antica fedeltà all’imperatore. Il conte  Riccardo è imprigionato e privato dei beni; la contessa madre, Siffridina, nonostante l’età, è rinchiusa in una torre del castello di Trani, dove muore di stenti.
Alla fine del secolo spicca la figura del vescovo Azzone  (1287-1310), originario di Parma, definito dall’Ughelli “optimus et proficuus”. Azzone deve sostenere lunghe controversie con i nuovi signori di Caserta – i Braherio e i Caetani – finché non gli sono riconosciuti, nel 1304, i diritti sui beni della chiesa, le decime e quant’altro gli competeva. Azzone è considerato il primo storico casertano perché ha scritto una  “Chronica episcoporum Casertae”, purtroppo perduta. Sulla lastra tombale, oggi murata nella parete del transetto, è raffigurato ai piedi del vescovo il profilo della civitas casertana, che ci mostra una città cinta di mura con molti edifici e campanili.
Il Trecento è caratterizzato da vari conflitti. La Chiesa è avvilita dalla cosiddetta Cattività avignonese i cui influssi negativi si sentono anche nelle province più lontane. Il senso di disordine si manifesta nelle elezioni di vescovi talvolta inficiate da irregolarità e, pertanto, revocate. I vescovi che si alternano a Caserta incontrano spesso gravi difficoltà nel godimento dei beni della chiesa.
Nel 1317 Caserta viene data in feudo a Diego de La Rath (italianizzato in Della Ratta), di origine catalana, giunto al seguito di  Violante d’Aragona, sposa di Roberto d’Angiò. Almeno nel primo
periodo i rapporti tra il vescovo ed il conte sono molto difficili, finché non giungono a componimento a metà secolo, con  Francesco Della Ratta ed il vescovo Martono  (1351-71). Si segna allora una fase di notevole sviluppo della comunità casertana sia con l’ampliamento e la sistemazione urbanistica della città, sia con l’elevazione di nuove chiese e l’abbellimento della cattedrale, che doveva presentarsi ampiamente coperta di affreschi.
Con ogni probabilità vi hanno lavorato gli stessi artisti che decoravano gli interni di Santa Chiara in Napoli. Nel transetto della Cattedrale vengono eretti due sepolcri monumentali, nello stile di Tino da Camaino: nel braccio destro quello del conte Francesco Della Ratta; nel braccio sinistro quello del vescovo Giacomo Martono. Tra le istituzioni più significative è da ricordare quella dell’Annunziata, con annesso Ospedale.
Nella seconda metà del secolo e per tutta la prima metà di quello successivo le vicende interne del regno angioino, tormentato dalle lotte dinastiche, aggravate anche dai difficili temperamenti delle regine, non possono non riflettersi sulle province ed in particolare su Caserta, porta di Napoli. Il suo territorio è teatro degli scontri delle compagnie di ventura; i vescovi casertani debbono svolgere spesso funzioni di ambasciatori e di mediatori, mentre i conti si barcamenano tra le varie fazioni, tentando di strappare i maggiori vantaggi possibili. Al prevalere di Alfonso d’Aragona, il conte di Caserta si trova al suo fianco e riceve onori ed incarichi.
Tutta la seconda metà del XV secolo segna un periodo di pace proficua per il regno di Napoli, dove, prima con Alfonso  il Magnanimo (1442-58) e poi con Ferrante (1458-94) viene dato notevole impulso all’arte e alla cultura e si accrescono le attività economiche e commerciali. A Caserta, quasi in contraddizione, si assiste al lento depauperarsi della città arroccata sul monte per il migrare della popolazione verso la pianura, ossia verso le fertili campagne coltivate e verso più agevoli vie di comunicazione. Già il conte usava spesso soggiornare nel suo palazzo nel villaggio Torre, nella cui ampia piazza antistante si svolgeva il mercato dal 1407. I vescovi cominciano anch’essi Chiesa Santa Maria degli Angeli -San Nicola la Strada -a preferire la residenza di Falciano, dove posseggono il palazzo della Cavallerizza, donato dal re Ferrante al vescovo  Giovanni V (1476-93) de Leoni Galluccio, suo medico personale.
La scomparsa di Ferrante (gennaio 1494), personalità quanto mai vigorosa ed esemplare di sovrano, e la contemporanea discesa di  Carlo VIII danno nuovo fiato ai mai sopiti dissidi dei baroni, i quali, profittando dell’estrema debolezza della corona, per il repentino susseguirsi di ben tre sovrani in pochi anni, si danno da fare, spinti dall’ambizione di conquistare maggiore prestigio ed autonomia individuale, col risultato, invece, di favorire la conquista delle loro terre da parte di una nuova potenza straniera: e questa è stata la Spagna.
Il Cinquecento, ossia il secolo del Rinascimento per l’Europa intera, si apre, così, per le le province meridionali con la perdita dell’indipendenza e la riduzione a provincia spagnola. La condizione di soggezione e di sfruttamento segnerà definitivamente l’arretramento culturale, civile ed economico dell’Italia meridionale da cui non riuscirà mai più a sollevarsi.
In questo secolo la Chiesa attraversa la più difficile crisi che abbia mai sofferto, a causa del diffondersi delle idee riformiste di Lutero. A Napoli trovano un certo seguito, soprattutto tra gli intellettuali, le predicazioni di Bernardo Ochino  e di Juan de Valdès. Del casale di Piedimonte di Casolla, dove era fiorita un giorno l’abbazia di San Pietro ad Montes, ormai quasi del tutto abbandonata, è  Gian Francesco Alois, poeta ed amico di poeti e letterati, il quale frequenta a Napoli il salotto di Scipione Capece, dove primeggia il Valdès. Accusato di eresia insieme all’aversano  Gianbernardino Gargano, accetta di abiurare ma, ripetuta l’accusa dieci anni dopo, viene processato e condannato come eretico (1565). In questo periodo la diocesi di Caserta è retta da una serie di vescovi commendatari che, in pratica, non vi risiedono quasi mai. Sono, questi, gli anni in cui si svolge il Concilio di Trento (1545-63) che getta le basi della nuova chiesa cattolica. Alle ultime sessioni del Concilio partecipa anche il vescovo di Caserta, Agapito Bellomo (1554-94), che sottoscrive anche gli atti. Attuando le prescrizioni tridentine il vescovo Bellomo è tra i primi ad istituire il Seminario, tra il 1567 ed il ’73, che avrà una vita umile ma regolare senza mai soffrire sospensioni o inattività. Sempre secondo le prescrizioni conciliari Bellomo celebra il primo Sinodo diocesano, i cui atti, tuttavia, non ci sono pervenuti. Durante il suo episcopato sorgono a Caserta vari conventi, soprattutto per le donazioni dei principi Acquaviva: San Francesco di Paola a Casanova (oggi Casagiove); il convento dei Cappuccini sul colle Angiolillo, il ritiro dei Conventuali con la chiesa di Santa Caterina, poi rifatta e dedicata a Sant’Antonio; il convento dei frati minori con la chiesa di San Giacomo, poi di Santa Lucia, sul colle di Centurano. Per la sua opera di educazione religiosa, si diffondono le due devozioni centrali della nostra religione: il culto dell’Eucarestia e la devozione del Santo Rosario.
Il problema della formazione dei sacerdoti, diffusamente sentito in tutte le diocesi, è affrontato con molto impegno anche dai vescovi casertani. Il vescovo  Benedetto Mandina (1594-1604), uomo di vasta dottrina, membro del collegio dell’Inquisizione, lamenta un numero enorme di religiosi, specialmente degli ordini minori, che spesso chiedono la semplice tonsura solo per ricavarne i benefici ad essa collegati. Contro questa prassi e, comunque, in genere contro i cattivi costumi del clero interviene con molto rigore. Dalla sua relazione ad limina del 1594 si evince che la popolazione della diocesi a quel tempo ammonta a circa 20.000 persone ma che la città è quasi del tutto spopolata, ragion per cui il vescovo deve risiedere in pianura per stare più vicino al suo popolo.
Periodo di Falciano
Con il successore di Mandina, Diodato Gentile (1604-16), si attua il trasferimento anche formale della residenza dei vescovi a Falciano, mentre restano nella città di Caserta, sul monte, il Seminario ed il Capitolo, accanto alla Cattedrale. Come già si è osservato, la medesima scelta era stata fatta anche dai Principi. Certamente questa dicotomia ha nuociuto non poco alla comunità religiosa, determinando spesso dolorose incomprensioni tra il vescovo ed i canonici della cattedrale, che non può non aver avuto conseguenze su tutta la comunità.
Pur in un generale miglioramento delle condizioni di vita della comunità, nel corso del XVII secolo si registra anche da noi un lento decadimento di molte istituzioni religiose, tanto che alcuni conventi, tra cui quello di Sant’Agostino, vengono soppressi in base ai decreti pontifici. Né è da trascurare l’effetto devastante della terribile peste del 1656, che ha decimato la popolazione soprattutto nella zona d Limatola.
Bisogna attendere la fine del secolo per avere, con monsignor  Schinosi  (1696-1734), dei cambiamenti significativi nella diocesi, sulla scia della svolta attuata nella Chiesa dal pontefice Innocenzo XI ed in analogia con l’opera di altri grandi pastori, come i cardinali Innico Caracciolo a Napoli e Vincenzo Maria Orsini a Benevento. Individuando nella estrema povertà la causa maggiore del degrado sia del clero che della popolazione, spesso dedita a pratiche feticistiche al limite dell’ortodossia, lo Schinosi adotta una serie di iniziative per apportare il maggior sollievo possibile e correggere i difetti notati. Per diffondere una più corretta istruzione religiosa tra il popolo avvia la consuetudine di chiamare dei sacerdoti missionari. Per la maggiore cura della formazione dei sacerdoti, invece, non riuscendo ad ottenere il trasferimento del Seminario, istituisce presso il suo palazzo di Falciano il Collegio di San Gennaro, detto anche Seminario Maggiore, dove chiama ad insegnare illustri maestri. Al collegio affianca una ricca biblioteca che, sull’esempio della Brancacciana di Napoli, pensa di aprire anche ai laici. Essa costituisce ancor oggi il nucleo più antico e pregiato dell’attuale Biblioteca del Seminario Vescovile.
Monsignor  Schinosi rivitalizza anche l’antico convento di Sant’Agostino, affidandolo alle monache domenicane che vi entrano nel 1713.
Con il Settecento il Regno di Napoli riacquista indipendenza e dignità di nazione in seguito all’avvento al trono di Carlo di Borbone  (1734), figlio di Filippo V  di Spagna e di Elisabetta Farnese.
Caserta balza al centro degli interessi del sovrano, che decide di costruire nel suo territorio e precisamente nel villaggio Torre, nel luogo della residenza dei Caetani, la sua nuova Reggia, affidandone l’incarico a Luigi Vanvitelli. Alla posa della prima pietra. Il 20 gennaio 1752 (giorno genetliaco del re ma anche festività di San Sebastiano, patrono del villaggio) intervene anche il vescovo di Caserta, monsignor  Falangola (1747-61).
Con l’apertura dell’immenso cantiere, la piccola borgata cresce enormemente per l’arrivo delle numerose maestranze e, successivamente, per il convenirvi di una moltitudine di persone, dignitari, funzionari, militari e gli stessi nobili, in vario modo legati alla vita della Corte. Molte fabbriche sorgono ed altre vengono ristrutturate con l’intervento, talvolta, dello stesso  Vanvitelli. E proprio lui ci fa sapere di aver costruito il palazzo De Gregorio di Squillace, di aver risistemato il Palazzo vecchio (ossia Acquaviva), di aver rifatto quasi dalle fondamenta la chiesa di Sant’Agostino e di aver preparato un progetto per la chiesa parrocchiale ed altre cose.
Durante gli anni della costruzione si verifica la tremenda carestia del 1764. Il vescovo  Albertini (1761-68), amico di Sant’Alfonso de’ Liguori, pone a disposizione degli indigenti ogni suo avere, impone un prezzo calmierato al grano ed acquista egli stesso delle derrate da distribuire alla popolazione.
Un altro evento triste per la storia della diocesi è l’incendio della chiesa parrocchiale di San Sebastiano, accaduto nel 1783. Lo stesso re  Ferdinando IV, accogliendo sollecitamente le richieste del presule casertano, dà disposizioni per agevolare la sistemazione delle funzioni di parrocchia presso la vicina chiesa dell’Annunziata ed il trasferimento dei monaci carmelitani da questa al convento di Sant’Antonio.
Verso la fine del secolo (1789) nasce la colonia di San Leucio, voluta fortemente da  Ferdinando IV, il quale ne detta la legislazione. La straordinaria iniziativa è esaltata da tutti ancor oggi come la concretizzazione del sogno utopico della assoluta uguaglianza, comunità di beni e autogoverno.
Ruolo essenziale nella vita della colonia riveste il Cappellano, che non solo ha compiti di guida spirituale ma anche di educatore e di amministratore.
Gli eventi della Repubblica Napoletana del 1799 vengono vissuti con drammatica sofferenza e contraddizione nelle nostre contrade. Da un lato giovani ufficiali come  Nicola Ricciardi, Eleuterio Ruggiero e Pasquale Battistessa immolano le loro vite per gli ideali repubblicani e nella stessa San Leucio viene innalzato “l’albero della libertà”; da un altro la moltitudine di lavoranti nel complesso della Reggia e nelle varie tenute reali, gli abitanti di una borgata che, grazie al Re, stava assurgendo a capitale del Regno, emulando e forse superando persino Versailles, rimangono fedeli al sovrano che sono abituati a vedere tra loro con frequenza e semplicità. Forse anche memore di ciò il re, tornato sul trono, dà il nome di Caserta ed il titolo di città al villaggio Torre, sancendo, così, il definitivo declino della città sul monte. Da questo momento si fa molto più urgente e legittimo il desiderio dei vescovi di trasferire nella nuova città anche la sede vescovile con la chiesa cattedrale ed il seminario.
Periodo di Caserta nuova
Restaurata la dinastia borbonica, riprende il programma di ampliamento e di adeguamento della sede vescovile. Negli anni venti inizia la costruzione della nuova chiesa cattedrale, nel luogo dell’Annunziata, con progetto di  Giovanni Patturelli poi completato dal  Bianchi. La richiesta di traslazione della sede vescovile verrà accolta, però, soltanto nel 1841 e sarà solennemente ufficializzata il 1° febbraio del 1842 ad opera del vescovo Domenico Narni Mancinelli (1832-48). Durante i primi anni del regno di  Ferdinando II si diffonde a Caserta la devozione per Sant’Anna, sviluppatasi soprattutto dopo la peste del 1836.
Nel Natale del 1849 è a Caserta, esule da Roma, il pontefice Pio IX, che celebra la messa nella Cappella Palatina.
La città si avvia ora a prendere la fisionomia che le compete come sede prediletta della famiglia reale. Oltre alla massiccia presenza dei vari corpi dell’esercito, vi si trasferiscono tutti gli uffici amministrativi della provincia. Si aprono nuove strade larghe e rettilinee. Sorgono molti palazzi signorili con giardini retrostanti. La tenuta del vescovo in Falciano è richiesta dal re  Ferdinando II che vuole utilizzarla come Campo di Marte per le esercitazioni militari. Soprattutto dopo il 1848, Ferdinando II si trattiene sempre di più a Caserta e cerca di proteggersi rinforzando enormemente l’esercito. Il vescovo  Razzolino (1849-55) è costretto a spostarsi in un palazzo privato in via San Carlo. Il suo successore, monsignor De’ Rossi (1856-93) raggiunge un accordo con il Re. Che propone in cambio un’area lungo il corso Ferdinandeo, costruendovi una nuova chiesa cattedrale, il palazzo vescovile ed il seminario. Nel 1859 sono poste le fondamenta per la chiesa e per il palazzo vescovile ma solo quest’ultimo si trova ad essere completato al sopraggiungere di Garibaldi e, con lui, della fine del regno borbonico.
Si arresta bruscamente il sogno di Caserta capitale e si arresta il progetto della cittadella religiosa. Il vescovo Enrico De’ Rossi  è costretto a rifugiarsi per un po’ a Napoli; molti conventi vengono soppressi, tra cui anche il ritiro dei Passionisti che Ferdinando II aveva voluto nell’ambito stesso del Parco reale. In questi anni il seminario viene riunito nell’antico convento dei carmelitani (l’attuale sede).
Nell’ultimo quarto del secolo mentre esplodono vistosamente i problemi sociali che saranno poi formulati nella cosiddetta questione meridionale, anche la chiesa casertana si sforza di comporsi in un organismo nuovo ed adeguato alle mutate esigenze. Il vescovo Gennaro Cosenza (1893-1913), uomo di grande dottrina, pubblica molti scritti edificanti, fa costruire varie chiese a Caserta, a Maddaloni e in altri centri, amplia il Seminario. Durante il suo episcopato viene edificato l’Istituto Salesiano con annessa chiesa intitolata alla Vergine Immacolata (1896) per volontà di  M.lle Lasserre che a sua volta aveva ricevuto un legato dalla principessa  Maria Immacolata di Borbone, figlia di Ferdinando II, nata a Caserta il 25 gennaio 1855.
L’inizio del secolo che si è appena concluso vede Caserta comporsi in una “cauta-brillante immagine di città di apparati istituzionali e al tempo stesso di varia attività socio economica”, per dirla col Pisanti. La preponderante presenza militare rende quanto mai viva la partecipazione ai problemi delle varie guerre, con la continua preparazione dell’esercito, le partenze per il fronte, le attese dei reduci, i loro racconti.
Nel 1927 Caserta è privata della provincia per dare spazio e lustro a Napoli, destinata, nelle mene del fascismo, a diventare la “regina del Mediterraneo”. È vescovo in quegli anni monsignor Gabriele Moriondo (1921-45), che, pur ricevendo inviti per altri prestigiosi incarichi, non lascia la sa diocesi, ne sottolinea e valorizza la memoria storica, fondando il “Bollettino” diocesano nel quale, tra l’altro, il dotto sacerdote  Tommaso Laudando pubblica la storia dei vescovi casertani fino a Benedetto Mandina. Il vescovo Moriondo celebra alcuni congressi eucaristici e, nel 1929, il primo Congresso missionario di Terra di Lavoro, a cui partecipa anche monsignor Angelo Roncalli, il futuro Papa  Giovanni XXIII. In questi anni si stabiliscono a Caserta le suore del Patrocinio San Giuseppe, utilizzando il vecchio Sant’Agostino, che viene da loro trasformato in un istituto scolastico comprendente tutti gli ordini di istruzione, da quello primario alla scuola normale (poi magistrale). Le suore hanno lasciato il Sant’Agostino e Caserta nel 1999 nel silenzio generale.
Al  Moriondo succede monsignor Bartolomeo Mangino (1946-65), che si trova ad affrontare i problemi della ricostruzione post-bellica. Compresa la impossibilità di completare il progetto della costruzione della cittadella religiosa, il vescovo abbandona il sontuoso palazzo al corso Trieste per riunirsi al suo seminario, accanto alla Cattedrale.
Il palazzo sarà in seguito alienato dal suo successore. Molta attenzione  Mangino  pone nella cura dei giovani, incoraggiando l’Azione Cattolica in tutte le sue forme associative. Lascia molti scritti che rivelano un’ampia cultura letteraria, oltre che teologica. Dal 1965 al 1987 la diocesi di Caserta è retta dall’arcivescovo Vito Roberti e, dopo una breve permanenza di monsignor Franco Cuccarese (1987-90), assume la cattedra episcopale monsignor  Raffaele Nogaro. Uno dei suoi primi impegni è la realizzazione di un grande convegno nella ricorrenza del 150° anniversario della traslazione della cattedrale dalla vecchia alla nuova Caserta, quindi la celebrazione del XII sinodo diocesano, conclusosi nel 1999. Ma l’evento più straordinario di questi anni è, indubbiamente, la visita del Papa Giovanni Paolo II, il 23 maggio 1992. L’evento è immortalato nelle superbe porte di bronzo della cattedrale, scolpite per l’occasione dal sacerdote  Battista Marello, che sono insieme una pagina di storia della nostra diocesi ed un auspicio per un futuro lungimirante.

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