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Vie Storiche - A

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*Via Achille Grandi *Piazza Adriano *Via Albana *Via Alberto Martucci *Via Alcide de Gasperi *Via Alessio Simmaco Mazzocchi *Corso Aldo Moro *Via Anfiteatro *Via Antonio Gramsci  *Via Antonio Tari *Via Arco Felice *Via Augusto Pierantoni *Via A. Costa *Via A. Curbi

*Via Alessio Simmaco Mazzocchi

Provenendo dal rione S. Andrea, pochi metri dopo aver superato il passaggio a livello, si incrocia via Avezzana.
Sulla sinistra, nell’angolo di un palazzo (ex proprietà Santillo) si apre una piccola stanza, protetta da una cancellata, che contiene un altare e, adiacente ad esso, si nota una mezza colonna di marmo, sulla cui sommità è posta una Croce, anch’essa di marmo.
Questa colonna, un tempo intera, era posizionata al centro dell’incrocio e venne rimossa, verso il 1870, perché intralciava il traffico.
Secondo la tradizione, la colonna voleva segnalare il luogo ove San Pietro, accompagnato da S. Prisco, proveniente da Napoli, essendo sbarcato a Pozzuoli, aveva accompagnato per la prima volta a Capua.
Nota: Lo sbarco a Pozzuoli è riportato negli Atti di Pietro. San Pietro proveniva da Cesarea Marittima, città e porto di Israele fondata da Erode il Grande tra il 25 a. C. ed il 13 d. C. Da Pozzuoli si sarebbe recato a Napoli dove avrebbe predicato e celebrato fuori le mura della città presso un’ara. Sul luogo fu eretto un tempietto conosciuto nei primi tempi come Ara Petri, ristrutturato ed ampliato nel XII sec. E conosciuto, oggi, con il nome di S. Pietro ad Aram. Da Napoli, infine, l’Apostolo giunse a Capua e dopo qualche giorno di permanenza in città, proseguì per Roma seguendo la via Appia.
Altri studiosi ritengono che S. Pietro, invece, proveniente da Antiochia, sia sbarcato a Brindisi ed abbia raggiunto Capua seguendo la via Appia.
Superato l’incrocio, si imbocca via Mazzocchi. Nel Settecento, la strada faceva parte della Platea della Croce e il primo tratto di strada, che giungeva fino alla piazza Maggiore, aveva appunto come nome: Via della Croce, ed era “una delle vie principali del Comune dove abitano gran numero di cittadini ed ove sono grandiose abitazioni…”.
(Casiello – Di Stefano – S. Maria C. V. pag, 103) Venne denominata via Mazzocchi nel 1871; anno in cui il Comune modificò l’intitolazione di molte strade.
Qualche centinaio di metri dopo l’incrocio, sulla destra si trova la chiesetta di San Nicola di Bari sede dell’omonima Congregazione.
A lato della cappella si apre il vicolo Mazzocchi, un tempo, vicolo di S. Nicola. In una delle abitazioni di questo vicolo, nel 1884, nacque lo scultore Raffaele Uccella.
Apprese i primi rudimenti dell’arte nella scuola serale aperta dal Comune sul finire del secolo XIX. Frequentò l’Istituto delle Belle Arti di Napoli e fu allievo dello scultore napoletano Achille D’Orsi e, nel 1910 circa, collaborò, con questo suo maestro, alla realizzazione del monumento dedicato a Umberto I, re d’Italia, che si può ammirare in una piazza di via Nazario Sauro sul lungomare di Napoli.
Raffaele Uccella fu artista di grande sensibilità, uomo libero e ribelle che coltivò numerosi interessi culturali e le sue composizioni ottennero positivi giudizi da parte di tanti critici e principalmente da un altro grande scultore dell’epoca: Vincenzo Gemito.
Morì nel 1920, in seguito ad una malattia contratta durante la 1^ Guerra Mondiale e cui aveva partecipato, sul fronte del Pasubio, col grado di sottotenente degli Alpini.
Donate dagli eredi, alcune sue opere sono raccolte presso il Museo Provinciale Campano di Capua.
Poco dopo s’incontra il Palazzo Merola, oggi conosciuto come “Palazzo Mazzocchi”.
Probabilmente, negli spazi dove venne eretto il palazzo, erano ubicate alcune più modeste abitazioni (in esse nacque A. S. Mazzocchi) e solo verso la fine del Seicento o il principio del secolo successivo fu costruito il palazzo, forse, su progetto o disegno dell’architetto napoletano Ferdinando Sanfelice.
In origine, era un fabbricato ad un solo piano con due ingressi uno sul vicolo adiacente e uno sulla strada principale dove si apre un portale a tutto sesto abbellito da stucchi barocchi. La facciata al primo piano mostra, alternativamente, balconi e finestre sormontati da timpani arcuati. Nei primi anni del Novecento fu sopraelevato e il secondo piano si ottenne rialzando di poco il sottotetto e trasformando i finestroni esistenti in finestre e balconi anch’essi sistemati in successione alternata.
Sul soffitto dell’androne è visibile uno stemma nobiliare, ancora in buono stato e di buona fattura, raffigurante un albero ed un uccello, appartenente probabilmente alla casata di chi fece costruire la nobile dimora. All’interno, il fabbricato gode di un ampio cortile dove è sistemato un abbeveratoio per i cavalli. In una parete è murata un’epigrafe di epoca romana. In questi spazi nacquero: Alessio Simmaco Mazzocchi e Antonio Tari. Per ricordare i due importanti personaggi, nel 1855 il Comune pose sulla facciata due iscrizioni marmoree. La prima, sulla sinistra del portone, dedicata ad A. Simmaco Mazzocchi. Recita:
IN QUESTA CASA IL 21 OTTOBRE 1684
NACQUE
ALESSIO SIMMACO MAZZOCCHI
ARCHEOLOGO E FILOLOGO SOMMO
PER LA SUA DOTTRINA E PER LE SUE SCOPERTE
PROCLAMATO MIRACOLO
IL MUNICIPIO
LIETO DI TANTA GLORIA
A PERENNE RICORDO ED ESEMPIO
IL 29 APRILE 1885
QUESTA LAPIDE POSE
La seconda, a destra del portone, incorniciata da un ramo di alloro, fuso in ghisa, presenta un bassorilievo raffigurante il profilo del filosofo Antonio Tari. Così tramanda:
        IN QUESTA CASA
DOVE UN SECOLO INNANZI ERA NATO A. S. MAZZOCCHI
NACQUE IL 1 LUGLIO 1809
ANTONIO TARI
CRITICO FILOSOFO ARTISTA
CHE INNOVANDO DALLA CATTEDRA I PRINCIPI NAZIONALI DELL’ARTE
ISPIRÓ AI GIOVANI IL CULTO DEL BELLO
I DISCEPOLI GLI AMICI I CONCITTADINI
IL 15 NOVEMBRE 1885

                                                                               

QUESTA MEMORIA POSE



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