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Vie Storiche

Sr.Domenicane > Case in Italia > Città di SMCV
A - *Via Achille Grandi *Piazza Adriano  *Via Albana *Via Alberto Martucci  *Via Alessio Simmaco Mazzocchi
B - *Via
C - *Via
D - *Via
E - *Via
F - *Via
G - *Via
I - *Via
L - *Via Latina - *Via
M - *Via
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O - *Via
P - *Via
Q - *Via
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S - *Via
T - *Via
U - *Via
V - *Via
Z - *Via

*A - Vie Storiche a S.Maria Capua Vetere

*Via Achille Grandi

*Piazza Adriano  

*Via Albana

*Via Alberto Martucci  

Provenendo dal rione S. Andrea, pochi metri dopo aver superato il passaggio a livello, si incrocia via Avezzana.
Sulla sinistra, nell’angolo di un palazzo (ex proprietà Santillo) si apre una piccola stanza, protetta da una cancellata, che contiene un altare e, adiacente ad esso, si nota una mezza colonna di marmo, sulla cui sommità è posta una Croce, anch’essa di marmo.
Questa colonna, un tempo intera, era posizionata al centro dell’incrocio e venne rimossa, verso il 1870, perché intralciava il traffico.
Secondo la tradizione, la colonna voleva segnalare il luogo ove San Pietro, accompagnato da S. Prisco, proveniente da Napoli, essendo sbarcato a Pozzuoli, aveva accompagnato per la prima volta a Capua.
Nota: Lo sbarco a Pozzuoli è riportato negli Atti di Pietro. San Pietro proveniva da Cesarea Marittima, città e porto di Israele fondata da Erode il Grande tra il 25 a. C. ed il 13 d. C. Da Pozzuoli si sarebbe recato a Napoli dove avrebbe predicato e celebrato fuori le mura della città presso un’ara. Sul luogo fu eretto un tempietto conosciuto nei primi tempi come Ara Petri, ristrutturato ed ampliato nel XII sec. E conosciuto, oggi, con il nome di S. Pietro ad Aram. Da Napoli, infine, l’Apostolo giunse a Capua e dopo qualche giorno di permanenza in città, proseguì per Roma seguendo la via Appia.
Altri studiosi ritengono che S. Pietro, invece, proveniente da Antiochia, sia sbarcato a Brindisi ed abbia raggiunto Capua seguendo la via Appia.
Superato l’incrocio, si imbocca via Mazzocchi. Nel Settecento, la strada faceva parte della Platea della Croce e il primo tratto di strada, che giungeva fino alla piazza Maggiore, aveva appunto come nome: Via della Croce, ed era "una delle vie principali del Comune dove abitano gran numero di cittadini ed ove sono grandiose abitazioni…".
(Casiello – Di Stefano – S. Maria C. V. pag, 103) Venne denominata via Mazzocchi nel 1871; anno in cui il Comune modificò l’intitolazione di molte strade.
Qualche centinaio di metri dopo l’incrocio, sulla destra si trova la chiesetta di San Nicola di Bari sede dell’omonima Congregazione.
A lato della cappella si apre il vicolo Mazzocchi, un tempo, vicolo di S. Nicola. In una delle abitazioni di questo vicolo, nel 1884, nacque lo scultore Raffaele Uccella.
Apprese i primi rudimenti dell’arte nella scuola serale aperta dal Comune sul finire del secolo XIX. Frequentò l’Istituto delle Belle Arti di Napoli e fu allievo dello scultore napoletano Achille D’Orsi e, nel 1910 circa, collaborò, con questo suo maestro, alla realizzazione del monumento dedicato a Umberto I, re d’Italia, che si può ammirare in una piazza di via Nazario Sauro sul lungomare di Napoli.
Raffaele Uccella fu artista di grande sensibilità, uomo libero e ribelle che coltivò numerosi interessi culturali e le sue composizioni ottennero positivi giudizi da parte di tanti critici e principalmente da un altro grande scultore dell’epoca: Vincenzo Gemito.
Morì nel 1920, in seguito ad una malattia contratta durante la 1^ Guerra Mondiale e cui aveva partecipato, sul fronte del Pasubio, col grado di sottotenente degli Alpini.
Donate dagli eredi, alcune sue opere sono raccolte presso il Museo Provinciale Campano di Capua.
Poco dopo s’incontra il Palazzo Merola, oggi conosciuto come "Palazzo Mazzocchi".
Probabilmente, negli spazi dove venne eretto il palazzo, erano ubicate alcune più modeste abitazioni (in esse nacque A. S. Mazzocchi) e solo verso la fine del Seicento o il principio del secolo successivo fu costruito il palazzo, forse, su progetto o disegno dell’architetto napoletano Ferdinando Sanfelice.
In origine, era un fabbricato ad un solo piano con due ingressi uno sul vicolo adiacente e uno sulla strada principale dove si apre un portale a tutto sesto abbellito da stucchi barocchi. La facciata al primo piano mostra, alternativamente, balconi e finestre sormontati da timpani arcuati. Nei primi anni del Novecento fu sopraelevato e il secondo piano si ottenne rialzando di poco il sottotetto e trasformando i finestroni esistenti in finestre e balconi anch’essi sistemati in successione alternata.
Sul soffitto dell’androne è visibile uno stemma nobiliare, ancora in buono stato e di buona fattura, raffigurante un albero ed un uccello, appartenente probabilmente alla casata di chi fece costruire la nobile dimora. All’interno, il fabbricato gode di un ampio cortile dove è sistemato un abbeveratoio per i cavalli. In una parete è murata un’epigrafe di epoca romana. In questi spazi nacquero: Alessio Simmaco Mazzocchi e Antonio Tari. Per ricordare i due importanti personaggi, nel 1855 il Comune pose sulla facciata due iscrizioni marmoree. La prima, sulla sinistra del portone, dedicata ad A. Simmaco Mazzocchi. Recita:

IN QUESTA CASA IL 21 OTTOBRE 1684
NACQUE
ALESSIO SIMMACO MAZZOCCHI
ARCHEOLOGO E FILOLOGO SOMMO
PER LA SUA DOTTRINA E PER LE SUE SCOPERTE
PROCLAMATO MIRACOLO
IL MUNICIPIO
LIETO DI TANTA GLORIA
A PERENNE RICORDO ED ESEMPIO
IL 29 APRILE 1885
QUESTA LAPIDE POSE

La seconda, a destra del portone, incorniciata da un ramo di alloro, fuso in ghisa, presenta un bassorilievo raffigurante il profilo del filosofo Antonio Tari. Così tramanda:

IN QUESTA CASA
DOVE UN SECOLO INNANZI ERA NATO A. S. MAZZOCCHI
NACQUE IL 1 LUGLIO 1809
ANTONIO TARI
CRITICO FILOSOFO ARTISTA
CHE INNOVANDO DALLA CATTEDRA I PRINCIPI NAZIONALI DELL’ARTE
ISPIRÓ AI GIOVANI IL CULTO DEL BELLO
I DISCEPOLI GLI AMICI I CONCITTADINI
IL 15 NOVEMBRE 1885
QUESTA MEMORIA POSE


Traversa Alcide de Gasperi
Via Alcide de Gasperi

Via Alcide de Gasperi Traversa 3
Corso Aldo Moro

Via Anfiteatro
Anfiteatro Campano

Via Antonio Gramsci
Via Antonio Tari
Via Arco Felice
Vicolo 1 Arco Felice
Via Augusto Pierantoni

Via A. Costa
Via A. Curbi


*C - Vie Storiche a S.Maria Capua Vetere

*Via Caduti di Nassiriya
*Via Convento delle Grazie
*Via Cumana

*D - Vie Storiche a S.Maria Capua Vetere

*Via degli Orti

*Traversa 1 degli Orti

*Via dei Martiri Cristiani

*Via dei Ramari  

*Via dei Vetrai

*Piazza della Resistenza

*Via delle Rose

*Via de Nicola 19

*Via Domenico Cimarosa


*F - Vie Storiche a S.Maria Capua Vetere

*Via Farias

*Via Farias Vico 1

*Via Filippo Turati

*Via Fosso Busico


*G - Vie Storiche a S.Maria Capua Vetere

*Via Gaetano Cappabianca

La strada ha inizio all’incrocio con via A.S. Mazzocchi formando con essa il trivio di S. Anna, così ricordato per via dell’edicola che si trova sul lato destro; termina al quadrivio formato con via Albana, via Melorio e via Saraceni. Quasi certamente il suo tracciato ripropone uno dei documenti dell’antica Capua.
Fra la fine del Seicento e il principio del Settecento, tutta la zona era nota come *Piazza dell’Olmo; successivamente, nella seconda metà dello stesso secolo, la via venne chiamata, con voce popolare, anche "a chiazza e’ Napule" per i palazzi che la ricca famiglia Di Napoli vi aveva costruito.
Nota: *Piazza o Platea: è il termine con cui si indicava non solo la strada, ma anche il rione in cui essa era situata. Nel 1738 a S. Maria si contavano otto piazze: quella della Chiesa (che comprendeva S. Maria Maggiore, p.za Matteotti), di S. Erasmo (che comprendeva via P. Morelli, via Anfiteatro, via Campania), del Mercato (piazza Mazzini e le strade ad essa adiacenti), di S. Lorenzo (via ex Emanuele oggi via Gramsci, p.za della Valle, via d’Angiò, via Roma), della Croce (via Mazzocchi, via Avezzana), del Riccio (via Riccio, via Latina, via Saraceni, p.za F.lli De Simone), piazza dell’Olmo (via Cappabianca, via Melorio fino al monastero degli Alcantarini o di S. Marco, e via Albana nella parte che va dalla chiesetta della Concezione verso via Torre), piazza di Casalnuovo (da piazzetta Immacolata a via Albana).
La principale dimora della famiglia Di Napoli era il secondo palazzo sulla destra che, senza dubbio, può essere ascritto, alla scuola vanvitelliana tanto in auge in quegli anni.
Le quattro facciate del cortile riprendono il motivo architettonico del basamento bugnato e gli alti e stretti balconi sono inquadrati fra lesene giganti: tema architettonico caratteristico della reggia di Caserta. L’annesso giardino confinava con la chiesa del convento di S. Teresa.
Nel sec. XVIII, lungo la strada si affacciavano poche abitazioni: il palazzo del Balzo e qualche altro edificio, intervallati da spazi liberi tenuti a giardino o coltivati a orti. In essi, ubicati alle spalle delle dimore, e negli spazi prospicienti la strada erano piantati degli alberi di olmo, piante di alto fusto che servivano sia per creare il fresco estivo, sia per sostenere alcuni filari di vite.
Nel 1740 vennero eseguiti lavori di pavimentazione nella piazza dell’Olmo che principia dalla chiesa dell’Imm.ta Concez,ne Santissima) e tira verso occidente sino al palazzo del Sig. D. Ant.o del Balzo", lavori eseguiti dagli appaltatori delle strade Gennaro Tuosto e Francesco Micillo.
Il palazzo ove dimorava, fin dalla nascita, Don Antonio Lorenzo del Balzo, 4° duca di Caprigliano (per nuova concessione del titolo nel 1749) membro dell’antica e nobile famiglia venuta al seguito dei d’Angiò, era in origine ad un solo piano ed è ubicato all’inizio della strada, quasi all’incrocio di via Mazzocchi.
Sul lato sinistro della strada, è degno di nota un palazzo rimaneggiato nell’Ottocento.
Sull’arco interno dell’androne, che si affaccia in un primo cortiletto, quale chiave di volta, inciso in un blocco di pietra bianca, appare lo stemma della casa d’Angiò: un tappeto d’azzurro disseminato di gigli d’oro, con in capo un lambello (o rastrello) rosso.
(Ovviamente, nel nostro i colori non appaiono).
Nel secondo e più ampio cortile del suddetto edificio, si aprono alcuni locali in cui si svolse l’operosa vita lavorativa di Leopoldo Cappabianca. Nato a S. Maria Capua Vetere nel 1904, giovanissimo, appena diciassettenne, si impegnò in politica animato da idee socialiste, tanto che fu tra i primi nel 1921 ad aderire al Partito Comunista. Prese parte agli scontri tra fascisti e socialcomunisti, avvenuti in piazza Mazzini il 18 settembre 1922, e per questo venne arrestato passando così circa due anni in carcere. Venne poi assolto nel processo concluso nel luglio del 1924. Purtroppo con questo precedente, venne considerato un sovversivo pericoloso, tanto è che ogni qualvolta il Duce usciva da Roma per recarsi ina un qualsiasi parte d’Italia, Leopoldo Cappabianca veniva relegato nelle patrie galere. Per poter sopravvivere mise su una officina meccanica molto attrezzata, ed un impianto di galvanizzazione e cromatura. Fra i primi, se non il primo, in Terra di Lavoro.
Il 5 ottobre 1943 fu tra i promotori del fatto d’armi con cui i cittadini di S. Maria cacciarono via i soldati tedeschi di stanza nella nostra cittadina. Del suoi intrepido coraggio fu testimone il Ten. Mario Scarlato a cui, per lo stesso fatto d’armi, il Municipio di S. Maria Capua Vetere, nel 1992 conferì la cittadinanza onoraria.
Il tenente Scarlato nel suo "5 ottobre 1943" così scrive: "Io non cesserò mai di elogiare il virile comportamento di Leopoldo Cappabianca che, con calma addirittura singolare, accovacciato dietro il paracarro allo sbocco della via sulla piazza (via de Simone), sorvegliava i movimenti del nemico lanciando bombe nella direzione del monumento ove si tenevano ben celati gli unni. Io stesso fui ad un certo momento trascinato dal sangue freddo con cui questo magnifico combattente teneva testa agli avversari…".
Nel 1945, Leopoldo si iscrisse alla locale sezione del Partito Comunista, e venne eletto consigliere comunale in varie occasioni, (1947-52; 1970-80). Visse del suo lavoro e fu sempre un galantuomo e un maestro di vita. Morì il 18 agosto 1983.
Dopo il 1860, la strada prese il nome di via Municipio, in quanto la Casa Comunale, ospitata fino a quella data in alcuni vani al piano terra del palazzo dei tribunali prospicienti in piazza Mazzocchi venne trasferita nella nuova sede ubicata dove, originariamente, esistevano la chiesetta di S. Carlo, un Ospizio per vecchi, e un vasto giardino conservatosi integro nella sua estensione sino alla seconda metà del XX secolo.
Alla chiesetta ed all’ospizio si giungeva percorrendo il vialetto che, fino a pochi anni fa, portava il nome del santo, vicolo s. Carlo e che oggi invece chiamasi vicolo Cappabianca. Il complesso era retto dai Padri Serviti detti di Gerusalemme, gli stessi religiosi del convento di S. Maria di Gerusalemme ad Montem, situato sul monte Rageto, che sovrasta Bellona.
Il 7 agosto 1809, le leggi napoleoniche dichiararono sciolte le congregazioni religiose, e il complesso dovette essere definitivamente lasciato dai Padri Serviti.
Ritornato sul trono Ferdinando IV, la proprietà del Convento venne reclamata da parte del monastero di S. Patrizia di Napoli, perché, secondo il monastero, tale complesso gli era stato concesso dal Real Governo. Pertanto, nel 1818, il succitato monastero, fece istanza al tribunale affinché gli venisse riconsegnato l’intero casamento e l’annesso giardino. La vertenza si protrasse fino al 1849 e si risolse, a favore del Comune di S. Maria Maggiore, nel 1858. Ma, solo nel 1886, il Comune ebbe il pieno possesso del giardino e del fabbricato, che un tempo ospitava l’antico ospizio. L’edificio si presentava, con "sei vani terranei ed undici al primo piano".
Con delibera del 1887 venne deciso di eseguire una serie di ampliamenti e ristrutturazioni che furono completate nel 1893.
Intanto, nel 1888 con "l’esproprio del giardino di proprietà Bizzozzaro e di alcune casupole di proprietà Adinolfi, fu sistemato lo spazio antistante" e l’immobile venne dotato di un ampio accesso aperto su via Cappabianca, entrata resa elegante per le aiuole sistemate lungo i lati del viale.
Una più precisa descrizione dell’edificio è data dal Prof. Alberto Perconte nella sua dettagliata e pregevole opera: Santa Maria Capua Vetere pag. 90, dalla quale è tratto il seguente brano: "Costruito il portico, internamente, furono realizzati lo scalone e la sala delle riunioni. I lavori furono lo scalone e la sala delle riunioni. I lavori furono eseguiti dall’ing. Emilio Santillo.
Tra il 1900 e il 1910, fu innalzato il secondo piano e rifatta in stile neoclassico la facciata… Nel piano terra, a bugnato liscio, si aprono tre archi, che immettono nell’atrio dell’ingresso, e due finestre; il primo piano ha tre grandi balconi con timpano triangolare; il secondo piano ripete i motivi del primo, ma i balconi centrali sono più piccoli; nel timpano, appena accennato, campeggia tra due leoni lo stemma civico".
Il terremoto del 1980 rese il fabbricato inagibile e tuttora risulta in via di ricostruzione.
Nell’atrio dell’edificio erano esposte alcune epigrafi.
Una voluta dal comitato popolare della nostra città per il cinquantenario della Battaglia del Volturno, fu dettata dal poeta catanese Mario Rapisardi, convinto repubblicano e grande ammiratore di Garibaldi.

GIUSEPPE GARIBALDI
VINCITORE MAGNANIMO DI SE STESSO
A CHI L’AVEA TORTURATO
PERDONAVA LA VITA
A CHI GLI TRAFFICAVA LA PATRIA
DONAVA UN REGNO
A UN POIPOLO CHE AVEALO COMBATTUTO
CONSACRAVA LA SPADA
VISSUTO TRA LE BATTAGLIE
MIRAVA ALLA FRATELLANZA DEI POPOLI
SDEGNOSO DI BORGIANI GOVERNI
SALUTAVA NELL’UNIONE DEI LAVORATORI
IL SOLE IMPLKACABILE DELL’AVVENIRE

L’altra ricorda la nobildonna Eugenia Ricciardi (1759 – 1800) nostra concittadina che si distinse per la generosità verso i poveri e gli ammalati. A lei, nel 1889 venne intitolata anche una strada.

EUGENIA RICCIARDI MESSORI
DONANDO PER TESTAMENTO TUTTI I SUOI BENI
ALL’OSPEDALE NAPOLETANO DEGLI INCURABILI
VOLLE CHE IL PIO LUOGO
DOVESSE IN OGNI TEMPO ACCOGLIERE E CURARE
GLI INFERMI DI QUESTO COMUNE
E GIA’ DA XLVII ANNI SI GIOVANO
DI TANTO BENEFICIO I POVERI NOSTRI
E DEL BORGO DI SANT’ANDREA DE’ LAGNI
IL MUNICIPIO
PER DEBITO DI GRATITUDINE
E PERCHE’
SI’ NOBILE ESEMPIO FOSSE IMITATO
FECE INSCRIVERE IN MARMO
IL NOME DELLA GENEROSA BENEFATTRICE
MDCCCXXXV

Sul confine nord del Municipio, si estendeva un altro grande giardino; in questi spazi furono costruiti gli edifici che hanno accolto la nuova sede del Tribunale. L’Archivio Notarile, l’Ufficio Postale, la Conciliazione, P.za della Resistenza, ecc, e alcuni condomini.
Attualmente alle spalle del palazzo comunale, cioè negli spazi liberi dell’Ufficio Postale, sono stati ritrovati i resti del Collegio degli Augustali dell’antica Capua con una serie di basi rettangolari adatte ad ospitare delle statue, nonché frammenti di pavimenti con figure geometriche composte da marmi colorati.
Si suppone che, data la vicinanza al Macellum scoperto a poca distanza, in via Albana, il luogo potesse ospitare una importante piazza della città antica e che essa potesse essere la famosa Seplasia. Gli studi su questo importante ritrovamento non sono ancora terminati, ma al loro completamento il sito sarà protetto e reso visibile a tutti.
Costruito il nuovo Tribunale, venne aperto un varco pedonale che mise in comunicazione il vicolo S. Carlo con piazza della resistenza appena completata, ottenendo così il collegamento diretto fra via Cappabianca ed il centro della città.
In fondo al vicolo S. Carlo, verso i primi anni del Novecento, in alcuni ampi locali venne installato un generatore di energia elettrica azionato da una turbina a vapore ottenuto bruciando notevoli quantità di carbon fossile. I fumi della combustione si disperdevano nell’aria tramite una alta ciminiera, che, non più usata già da molti anni, venne abbattuta dopo il 1945. Quando il suddetto impianto smise di funzionare, perché l’energia elettrica venne erogata da un impianto più moderno, di diversa tecnologia, e installato in altra zona della città, una parte dei locali ospitò una cabina di smistamento della corrente elettrica gestita dalla SEDAC, mentre i locali attigui, precedentemente adibiti a sala macchine e deposito carbone, ospitarono negli anni 30 e 40 del Novecento, il cinema "Dopolavoro Mazzocchi", gestito dall’imprenditore Nicola Cortese. Dopo la guerra, cambiata la gestione, fu chiamato "Cinema Aurora"; purtroppo, verso la fine degli anni 40, chiuse i battenti.
L’evento sismico del 1980, produsse notevoli danni anche nella nostra città e purtroppo dovette essere demolito anche il palazzo sito al numero civico 19, costruito nel 1668, sulla cui facciata si trovava la seguente iscrizione:

FORTUNAS RERUM AUGMETUM
VIRESQUE TUENDI HEC
EADEM ASTRA DIANA

Traduzione: DIANA - Diana (la luna) (e) ASTRA - le stelle SPONDENT – promettono EADEM – per la stessa via (nello stesso modo) FORTUNAS – le fortune, AUGMETUM RERUM – l’aumento delle sostanze, QUE – e VIRES – le forze TUENDI – per custodire HEC – tutto ciò.
Sullo spazio ricavato, venne aperta una nuova strada intitolata alla memoria del sen. Francesco Lugnano.
Poco dopo, è ubicato il palazzetto dove vide i natali la religiosa Giulia Salzano, nata il 13 ottobre 1846 da Diego, capitano dei Lancieri di Ferdinando II, e da Adelaide Valentino. Rimasta orfana del padre in tenera età, venne affidata alle Suore della carità del Regio Orfanotrofio di S. Nicola la Strada, dove restò fino all’età di 15 anni.
Nel 1865 si trasferì con la famiglia a Casoria e avendo conseguito il diploma magistrale, insegnò nella scuola comunale della cittadina. Dopo una vita ad istituire varie opere religiose fondò, a Casoria, l’Istituto delle "Suore Catechiste del sacro Cuore", oggi operante in varie parti del mondo. Si spense il 17 maggio 1929. Proclamata beata il 27 aprile 2003 da Papa Giovanni Paolo II, è stata dichiarata Santa il 17 ottobre 2010 da Papa Benedetto XVI. Viene ricordata da una lapide posta sulla facciata della casa natale.
Nei pressi si trova anche il palazzo in cui venne alla luce, il 4 dicembre 1853, Errico Malatesta, tenuto a battesimo dal Dott. Gaetano Miraglia. Il padre, Federico, era nativo di Napoli; la mamma, Lazzarina Rastoin, era di origine marsigliese. Errico nacque nella nostra città, perché in essa il genitore aveva una attività legata, sembra, alla concia delle pelli, Nel 1868 la famiglia si trasferì a Napoli, ed Errico, quindicenne, compì i suoi studi presso un collegio dei Padri Scolopi. Successivamente, si iscrisse all’Università di Napoli alla Facoltà di Medicina e frequentò i corsi per tre anni, ma poi abbandonò gli studi per dedicarsi completamente alla politica. Visse a S. Maria "proprio nell’epicentro temporale della storia risorgimentale sammaritana, che non poté non incidere sul suo immaginario di ragazzo colmo di Spartaco e di Garibaldi, come riconobbe espressamente". Aveva fatto suoi gli ideali politici mazziniani, e fu "uno dei più grandi, tenaci, e fedeli apostoli di libertà, di emancipazione, di fraternità, che la storia tra Ottocento e Novecento ricordi, noto e studiato in tutto il mondo". Morì a Roma il 20 luglio 1932.
Poco più avanti, quasi dirimpetto all’ingresso del Municipio, all’angolo di via Riccio, (strada aperta nel 1832) è ubicato il palazzo, originariamente ad un solo piano, appartenuto alla famiglia Di Napoli, e successivamente ceduto alla famiglia Cappabianca, che lo ampliò, facendovi soprelevare il secondo.
Nel 1925, la via fu intitolata a Gaetano Cappabianca, ricco possidente considerato uno fra i maggiori benefattori della città, nato a S. Maria di Capua nel 1849 da Federico e da Luisa Saraceni figlia di Gaetano Saraceni.
Con testamento del 21 luglio 1908, stilato poco prima della sua morte, don Gaetano aveva destinato un ingente patrimonio, comprendente fra l’altro anche 133 moggia di terreni, oltre al palazzo sopradetto e all’ameno giardino posizionato dall’altro lato della strada noto come villa Cristina, per l’istituzione di un Asilo per Ciechi e Sordomuti poveri d’ambo i sessi, cittadini di S. Maria, delle sue frazioni, e di comuni limitrofi, quali ad esempio Curti, Macerata, Casapulla, Casagiove, ecc.
L’economato, l’assistenza e la cucina potevano essere affidate alle suore di qualsiasi ordine, ma l’Asilo venne gestito dalle suore di S. Anna, l’ordine consigliato dal Cappabianca.
Il 12 marzo del 1909, il Comune di S. Maria C. V. assunse l’amministrazione dell’Istituto.
Il 29.12.1911, l’Asilo, con Regio Decreto n° 121, venne nominato Ente morale.
Nel 1916 durante la Prima Guerra Mondiale, il nostro Comune istituì un campo di raccolta per profughi istriani e dalmati, che vennero ospitati anche nel palazzo Cappabianca.
A partire dallo stesso anno 1916, oltre al ricovero e all’istruzione, il Comune istituì appositi laboratori di falegnameria, calzoleria e sartoria, come chiesto dal Cappabianca nel suo testamento, per avviare i ricoverati ad un’arte o un mestiere, affrancandoli, così, dall’ozio e rendendoli utili a loro stessi ed alla società.
Nel 1940 l’Asilo fu trasformato in Complesso Scolastico speciale per persone cieche e sordomute. Successivamente, nel 1952, venne parificato a scuola pubblica e nel 1962 le strutture scolastiche furono potenziate con servizi audiologici.
Negli anni successivi, essendovi ormai pochi ospiti, l’edificio fu destinato ad altri scopi sociali e nel 1981 le funzioni ed il patrimonio dell’Opera Pia furono trasferiti al Comune.
L’anno seguente, il caseggiato ospitò un Istituto Magistrale Parificato. Infine venne chiuso per restauri tuttora in corso.
Sulle pareti dell’atrio dell’Istituto sono sistemate due lapidi.
La prima a ricordo di Gaetano Cappabianca:

GAETANO CAPPABIANCA
ANIMA GENEROSA
CUORE ARDENTE DI CARITA’ CRISTIANA
TUTTO IL SUO COSPICUO PATRIMONIO
DESTINO’ A SOLLIEVO DELLE SVENTURE
QUESTO SONTUOSO EDIFICIO
CHE GIA’ ACCOLSE
IL MUNIFICIO BENEFATTORE
OGGI OFFRE TRANQUILLO RINCOVERO
A QUELLI
CHE SONOIMMERSI NELLA NOTTE PERPETUA
E QUELLI
CHE HANNOIL LABBRO SUGGELLATO ALLA PAROLA
A RICORDO
GLI
AMMINISTRATORI
POSERO

La seconda per ricordare il presidente dell’Istituto Gaetano Caporaso:

IN QUESTO ASILO
DALLA FONDAZIONE PER CINQUE LUSTRI
PRESIDENTE
SAGGIO PATERNO
GAETANO CAPORASO
LUCI E ARMONIA D’AMORE
DIFFONDENDO
REDESWSE LA SVENTURA
FACENDOLA SORRIDERE ALLA VITA
AD ESALTAZIONE ED ESEMPIO
NEL XXII NOVEMBREMCMXLI – XX
IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
DELIBERO’ QUESTO RICORDO

(Autore: Salvatore Fratta)
Via Gaetano Donizetti
Via Gaetano Salvemini

Via Gaetano Troiano
Vico 3 Galatina
Via Gallozzi  
Vicolo Gallozzi
Via Giacinto Bosco
Piazza Giacomo Matteotti
Via Gioacchino Rossini
Via Giorgio Perlasca

Via Giovanni Amendola
Via Giovanni Paisiello
Via Giuseppe Bonaparte

Corso Giuseppe Garibaldi
Piazza Giuseppe Mazzini

Via Giuseppe Sirtori
Via Giuseppe Verdi


*L - Vie Storiche a Santa Maria Capua Vetere

Piazza Libero Bovio
Via Luigi de Michele
Via Luigi Sturzo

Via Mario Fiore


*M - Vie Storiche a Santa Maria Capua Vetere

Via Mario Fiore
Corso Martiri d'Ungheria
Via Matarazzo
Piazza Milbitz

Vicolo Mitreo
Museo Amico Bio Spartacus Arena


*P - Vie Storiche a Santa Maria Capua Vetere

Via Pasquale Fratta
Via R. Perla
Via Pietro Mascagni  
Via Pietro Morelli
Via Porta di Giove


*R - Vie Storiche a Santa Maria Capua Vetere

Via Rampetta de Michele
Via Raffaele Uccella

Via Ricciardi
Via Roberto d'Angiò  
Via Roma

Via dei Romani Vico 1


*S - Vie Storiche a Santa Maria Capua Vetere

Via Salvador Allende
Piazza San Francesco  
Piazza San Pietro

Traversa 2 Santa Maria Nova
Via Saverio Mercadante
Seconda Università di Napoli

Via Senato Capuano

T
Strada 3 Tifatina
Via Tifatina
U
Corso Ugo de Carolis
V
Villa Comunale
Via Vincenzo Bellini
Via Vincenzo Salzillo

Via Vito Romano
Traversa Vittorio Emanuele I
Via Vittorio Emanuele II


*T - Vie Storiche a Santa Maria Capua Vetere

Strada 3 Tifatina
Via Tifatina


*V - Vie Storiche a Santa Maria Capua Vetere

Villa Comunale
Via Vincenzo Bellini
Via Vincenzo Salzillo

Via Vito Romano
Traversa Vittorio Emanuele I
Via Vittorio Emanuele II


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