Adulti - Istituto Aveta

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Adulti

Meditando

Istruzioni per l’uso

Questa pagina contiene piccole storie e qualche pensiero. Minuscole compresse di saggezza. Ě sufficiente una compressa al giorno. Ogni storia è un piccolo scrigno, dopo aver letto una storia, nessuno è più lo stesso. (Bruno Ferrero)   


1 Il progresso
Un esploratore percorreva le immense foreste dell’Amazzonia, nell’America del Sud.
Cercava eventuali giacimenti di petrolio e aveva molta fretta. Per i primi due giorni gli indigeni che aveva ingaggiato come portatori si adattarono alla cadenza rapida e ansiosa che il bianco pretendeva
di imporre a tutte le cose.
Ma al mattino del terzo giorno si fermarono silenziosi, immobili, l’aria totalmente assente.
Era chiaro che non avevano nessuna intenzione di rimettersi in marcia.
Impaziente, l’esploratore, indicando il suo orologio, con ampi gesti cercò di far capire al capo dei portatori che bisognava muoversi, perché il tempo premeva.
“Impossibile”, rispose quello, tranquillo. “Questi uomini hanno camminato troppo in fretta e ora aspettano che la loro anima li raggiunga”.
Gli uomini della nostra epoca sono sempre più rapidi. E sono inquieti, frastornati e infelici. Perché la loro anima è rimasta indietro e non riesce più a raggiungerli.


2 Il debito
Un uomo molto ricco aveva tanti debitori.
Quando fu assai avanti negli anni, chiamò un giorno alcuni di quelli che gli dovevano più denaro e disse: “Se non mi potete restituire oggi quanto mi dovete e giurate solennemente di pagare i vostri debiti nella vostra vita futura, io brucerò le cambiali che mi avete firmato”.
Il primo debitore gli doveva una piccola somma. Giurò che nella vita futura avrebbe accettato di essere il cavallo del creditore e lo avrebbe portato in giro sulla groppa dovunque volesse andare.
Il vecchio accettò l’offerta e bruciò le carte con il suo debito.
Il secondo debitore doveva una somma più grossa e promise: “Io sono pronto a diventare nell’altra vita il tuo bue. Tirerò l’aratro per arare i campi e i tuoi carri di fieno e così pagherò il mio debito”.

Il vecchio accettò e bruciò le cambiali del secondo debitore.
Per ultimo toccò a un uomo che aveva un debito enorme.
“Per ripagare il mio debito – disse – nella vita futura sarò tuo padre”.
Il vecchio andò su tutte le furie, prese un bastone e stava per picchiare il debitore irriverente.
L’altro lo fermò e disse: “Lasciami spiegar prima di picchiarmi, il mio debito è enorme, non posso certo ripagarlo diventando solo il tuo bue o il tuo cavallo. Sono pronto ad essere tuo padre.
Così lavorerò giorno e notte per te, ti proteggerò quando sarai piccolo e veglierò su di te fino a quando sarai cresciuto. Affronterò qualsiasi sacrificio, rischierò anche la vita perché a te non manchi nulla, e alla mia morte ti lascerò tutte le ricchezze che avrò accumulato. Non è molto di più che farti da bue e da cavallo? Non è una buona proposta per pagare il mio debito?”.

 

3 Il Chiodo
Un mercante aveva concluso ottimi affari alla fiera: aveva venduto tutta la merce e la sua borsa era gonfia di pezzi d’oro e d’argento.
Per prudenza voleva rientrare a casa prima del cadere della notte e decise perciò di mettersi sollecitamente in marcia. Assicurò saldamente la sua borsa alla sella del suo cavallo e poi lo spronò, partendo al galoppo.
Verso mezzogiorno fece tappa in una città. Il palafreniere che aveva accudito il suo cavallo, tendendogli le redini, gli fece notare un particolare:

“Signore, al cavallo manca un chiodo al ferro della zampa posteriore sinistra!”.
“Lascia perdere – sbottò il mercante – per le sei leghe soltanto che mi restano da fare, il ferro terrà benissimo. Ho fretta”.
A metà pomeriggio, il mercante sostò a una locanda e fece dare una razione d’avena alla sua cavalcatura. Il valletto che badava alla stalla venne a dirgli:
“Signore, manca un ferro alla zampa posteriore sinistra del vostro cavallo. Se volete, provvedo a ferrarlo”.
A no – disse il mercante -, ho molta fretta e la bestia sopporterà bene le due leghe che mi restano da fare”.
Risalì in sella e continuò la strada, ma poco dopo il cavallo cominciò a zoppicare. Non zoppicò a lungo prima di incominciare a vacillare. Non vacillò a lungo prima di cadere e spezzarsi una zampa. Così il mercante fu costretto ad abbandonarlo. Si caricò la borsa sulle spalle, fu sorpreso dalla notte quando la strada si inoltrava in un bosco pericoloso, due malandrini lo derubarono di tutto e arrivò a casa il mattino dopo, pesto e arrabbiato.
“E tutto per colpa di un maledetto chiodi!”, concluse.
Le catene non tengono unito un matrimonio. Sono i fili, centinaia di piccoli fili, a cucire insieme i coniugi nel corso degli anni. Tanti piccoli fili “da niente”. Ma noi abbiamo sempre fretta e spesso ne spezziamo qualcuno. Finché ci sorprende il disastro.


4 La tentazione
In una giornata estiva molto calda, un bracciante agricolo ricevette l’ordine di vangare il giardino del suo padrone. Si mise a lavorare di malavoglia, e cominciò ad inveire contro Adamo che, a suo parere, era l’unico responsabile di ogni sfruttamento.
Le sue bestemmie e imprecazioni giunsero all’orecchio del padrone, il quale gli si avvicinò e gli disse: “Ma perché inveisci contro Adamo? Scommetto che al suo posto avresti fatto la stessa cosa”. “No di
certo”, rispose il bracciante, “io avrei resistito alla tentazione!”. “Vedremo!” disse il padrone e lo invitò a pranzo. All’ora stabilita, il badilante si presentò in casa del padrone e questi lo introdusse in una saletta dove c’era una tavola imbandita con ogni ben di Dio. “Puoi mangiare tutto quanto vuoi” disse l’uomo al suo dipendente, “soltanto la zuppiera coperta al centro della tavola non la devi toccare finchè non torno”. Il badilante non aspettò neppure un minuto: si sedette al tavolo e con il suo formidabile appetito cominciò ad assaggiare una dopo l’altra le leccornie che gli venivano servite.
Alla fine il suo sguardo fu magnetizzato dalla zuppiera. La curiosità lo fece quasi ammattire, tanto che alla fine non resistette più e, con la massima circospezione, sollevò appena il coperchi che copriva la zuppiera. Saltò fuori un sorcio. Il badilante fece l’atto di acciuffarlo, ma il topo gli sgusciò di mano. Iniziò la caccia, mentre il giovane rovesciava tavoli e sedie. Il gran baccano richiamò il padrone. “Hai visto?” chiese, e ridendo lo minacciò: “Al tuo posto, in futuro, non imprecherei più a voce alta contro Adamo e il suo errore!”.
“Ma io no! Io sono diverso! Io non mi sarei certamente comportato così!”. “Quanto sei stupido! Dovevi fare così e così…”. Quanti modi per puntare il dito contro gli altri. Ma chi unta il dito contro un altro ne punta tre contro se stesso.


5 La lampada del minatore
Un uomo scendeva ogni giorno nelle viscere della terra a scavare sale. Portava con sé il piccone e una lampada. Una sera, mentre tornava verso la superficie, in una galleria tortuosa e scomoda, la lampada gli cadde di mano e si infranse sul suolo. A tutta prima, il minatore ne fu quasi contento: “Finalmente! Non ne potevo più di questa lampada. Dovevo portarla sempre con me, fare attenzione a
dove la mettevo, pensare a lei anche durante il lavoro. Adesso ho un ingombro di meno. Mi sento più libero! E poi… Faccio questa strada da anni, non posso certo perdermi!”. Ma la strada ben presto lo tradì. Al buio era tutta un’altra cosa. Fece alcuni passi, ma urtò contro una parete.
Si meravigliò: non era quella la galleria giusta? Come aveva fatto a sbagliarsi così presto? Tentò di tornare indietro, ma finì sulla riva del laghetto che raccoglieva le acque di scolo. “Non è molto profondo”, pensò, “ma se ci finisco dentro, così al buio, annegherò di certo”. Si gettò a terra e cominciò a camminare carponi. Si ferì le mani e le ginocchia. Gli vennero le lacrime agli occhi quando si accorse che in realtà era riuscito a fare solo pochi metri e si ritrovava sempre al punto di partenza. E gli venne una infinita nostalgia della sua lampada.
Attese umiliato che qualcuno scendesse per venire a cercarlo e lo portasse su facendogli strada con qualche mozzicone di candela.
“Lampada sui miei passi è la tua parola, Signore, luce sul mio cammino. Chi scopre la tua parola entra nella luce, anche i semplici la capiscono” (Salmo 119).


6 Il professore e il barcaiolo
Un giorno, uno dei più grandi professori, candidato al Premio Nobel, famoso in tutto il mondo, giunse sulle rive di un lago. Chiese ad un barcaiolo di portarlo a fare una passeggiata sul lago con la sua
barchetta. Il brav’uomo accettò.
Quando furono lontani dalla riva, il professore cominciò ad interrogarlo. “Sai la storia?”. “No”. “Allora un quarto della tua vita è perduto”. “Sai l’astronomia?”. “No”. “Allora due quarti della tua vita sono perduti”. “Sai la filosofia?”. “No”. “Allora tre quarti della tua vita sono perduti”.
All’improvviso prese ad infuriare una tremenda tempesta. La barchetta, in mezzo al lago, veniva sballottata come un guscio di nece. Gridando sopra il ruggito del vento, il barcaiolo si rivolse al professore. “Sa nuotare?”. “No”, rispose il professore. “Allora tutta la sua vita è perduta!”.
Ci sono tante strade, di solito belle e seducenti, che portano alla morte. Una sola è la strada della vita. Quella di Dio. Non perdere mai di vista ciò che è veramente essenziale.


7 Guarda dove vai
Nei tempi remoti, in Giappone, si usavano lanterne di carta e di bambù con le candele dentro. Una
notte, a un cieco che era andato a trovarlo, un tale offrì una lanterna da portarsi a casa. “A me non serve una lanterna”, disse il cieco. “Buio o luce per me sono la stessa cosa”.
“Lo so che per trovare la strada a te non serve una lanterna”, rispose l’altro, “ma se non l’hai, qualcuno può venirti addosso, Perciò devi prenderla”.
Il cieco se ne andò con la lanterna, ma non era ancora andato molto lontano quando si sentì urtare con violenza. “Guarda dove vai!”, esclamò il cieco allo sconosciuto. “Non vedi questa lanterna?”. “La tua candela si è spenta, fratello”, rispose lo sconosciuto.
Chi non conosce quelle persone arroganti che fendono il mondo in modo presuntuoso, senza accorgersi di essere ciechi che portano in mano una lampada spenta? Eppure molti di loro si fanno chiamare “maestro” o “dottore” o “onorevole”.


8 Un vero cieco
Un’antica fiaba persiana racconta di un uomo che aveva un unico pensiero: possedere oro, tutto l’oro possibile. Era un pensiero vorace che gli divorara il cervello e il cuore. Non riusciva così ad avere
nessun altro pensiero, nessun altro desiderio per altre cose meravigliose. Non si accorgeva delle persone, non badava al cielo azzurro o al profumo dei fiori. Un giorno non seppe resistere: entrò di corsa in una gioielleria e cominciò a riempirsi le tasche di bracciali d’oro, anelli o spille. Naturalmente, mentre usciva dal negozio, fu arrestato. I gendarmi gli dissero: “Ma come potevi credere di farla franca? Il negozio era pieno di gente”. “Davvero?”, fece l’uomo stupito. “Non me ne sono accorto. Io vedevo solo l’oro”.
“Hanno gli occhi e non vedono”, dice la Bibbia degli idoli falsi. Si può dire di tante persone, oggi. Sono abbagliati dal luccichio delle cose che brillano di più: quelle che la pubblicità quotidiana ci fa scorrere sotto gli occhi, come fossero il pendolino di un ipnotizzatore.


9 La Madre speciale

Vi è mai capitato di chiedervi come vengono scelte le madri dei figli handicappati?
In qualche maniera riesco a raffigurarmi Dio che dà istruzioni agli angeli, che prendono nota in un registro gigantesco.
“Armstrong, Beth, figlio. Santo patrono, Matteo…”.
“Forest, Marjoire, figlia. Santa patrona, Cecilia”.
“Rutledge, Carrie, gemelli. Santo patrono… diamo Gerardo. È abituato alla scarsa religiosità”.
Finalmente, passa un nome a un angelo e sorride: “A questa, diamole un figlio handicappato”.
L’angelo è curioso. “Perché a questa qui, Dio? È così felice”.
“Esattamente”, risponde Dio sorridendo. “Potrei mai dare un figlio handicappato a una donna che
non conosce l’allegria? Sarebbe una cosa crudele”.
“Ma ha pazienza?”, chiede l’angelo.
“Non voglio che abbia troppa pazienza, altrimenti affogherà in un mare di autocommiserazione e pena. Una volta superati lo shock e il risentimento, di sicuro ce la farà”.
“Ma, Signore, penso che quella donna non creda nemmeno in Te”.
Dio sorride. “Non importa. Posso provvedere.
Quella donna è perfetta. È dotata del giusto egoismo”.
L’angelo resta senza fiato. “Egoismo? È una virtù?”.
Dio annuisce. “Se non sarà capace di separarsi ogni tanto dal figlio, non sopravviverà mai. Sì, ecco la donna a cui darò la mia benedizione di un figlio meno che perfetto. Ancora non se ne rende conto, ma sarà da invidiare.
Non darà mai per certa una parola. Non considererà mai che un passo sia fatto in comune. Quando il bambino dirà “mamma” per la prima volta, lei sarà testimone di un miracolo e ne sarà consapevole. Quando descriverà un albero o un tramonto al suo bambino cieco, lo vedrà come poche persone sanno vedere le mie creazioni.
Le consentirò di vedere chiaramente le cose che vedo io – ignoranza, crudeltà, pregiudizio -, e le concederò di levarsi al di sopra di esse. Non sarà mai sola, io sarò al suo fianco ogni minuto di ogni giorno della sua vita, poiché starà facendo il mio lavoro infallibilmente come se fosse al mio fianco”.
“E per il Santo patrono?”, chiede l’angelo tenendo la penna sollevata a mezz’aria.
Dio sorride. “Basterà uno specchio”. (Erma Bombeck)


10 L’uovo
Una donna, che non aveva grandi risorse economiche, trovò un uovo. Tutta felice, chiamò il marito e i figli e disse:”Tutte le nostre preoccupazioni sono finite.
Guardate un po’: ho trovato un uovo!
Noi non lo mangeremo, ma lo porteremo al nostro vicino perché lo faccia covare dalla sua chioccia.
Così presto avremo un pulcino, che diventerà una gallina.
Noi naturalmente non mangeremo la gallina, ma le faremo deporre molte uova, e dalle uova avremo molte altre galline, che faranno altre uova. Così avremo tante galline e tante uova.
Noi non mangeremo né le galline né uova, ma le venderemo e ci compreremo una vitellina. Alleveremo la vitellina e la faremo diventare una mucca.
La mucca ci darà altri vitellini, finché avremo una bella mandria. Venderemo la mandria e ci compreremo un campo, poi venderemo e compreremo, compreremo e venderemo…”. Mentre parlava, la donna gesticolava. L’uovo le scivolò di mano e si spiaccicò per terra.
I nostri propositi assomigliano spesso alle chiacchiere di questa donna:”Farò… Dirò… Rimedierò…”. Passano i giorni e gli anni, e non facciamo niente.


11 Il povero
C’era una volta una famiglia serena e tranquilla che viveva in una piccola casa di periferia. Una sera i membri della famiglia erano seduti a cena, quando udirono bussare alla porta, il padre andò alla porta e l’aprì.
C’era un vecchio in abiti laceri, con i pantaloni strappati e senza bottoni. Portava un cesto pieno di verdura.
Chiese alla famiglia se volevano acquistare un po’ di verdura. Loro lo fecero subito, perché volevano che se ne andasse.
Con il tempo, il vecchio e la famiglia fecero amicizia. L’uomo portava la verdura per la famiglia ogni settimana.
Scoprirono che soffriva di cataratta e che era quasi cieco. Ma era così gentile che impararono ad aspettare con ansia le sue visite ed apprezzare la sua compagnia.
Un giorno, mentre consegnava la verdura, il vecchio disse: “Ieri ho ricevuto un grande regalo! Ho trovato fuori della mia casa un cesto di vestiti che qualcuno ha lasciato per me”.
Tutti quanti, sapendo quanto lui avesse bisogno di vestiti, dissero: “Meraviglioso!”.
E il vecchio cieco disse: “Ma la cosa più meravigliosa è che ho trovato una famiglia che aveva davvero bisogno di quei vestiti!”.
La gioia di dare è più forte della vita. È veramente povero solo chi non la prova mai.


12 La moneta
Una grande città era dominata da un’orgogliosa e magnifica cattedrale. Su di essa svettava un superbo campanile. Ma l’opera era incompiuta, il campanile era muto: non aveva le campane.
Il vescovo decise di dotare il campanile di una campana degna della cattedrale e lanciò a tutta la città un pressante invito per raccogliere oggetti d’argento da far fondere per realizzare con il contributo di tutti una campana d’argento.
Un giorno, dal presule incaricato di raccogliere le oblazioni arrivò una povera vedova. Consegnò timidamente un centesimo d’argento, che era tutto quello che possedeva. L’uomo prese la moneta con piglio sprezzante e, appena la donna lasciò la stanza, lanciò la moneta fuori dalla finestra nel giardino sottostante.
“Un centesimo va bene per i mendicanti! A cosa può servire per una grande opera come la nostra?”.
L’iniziativa fu un successo. Fu raccolto molto argento che venne fuso per realizzare una campana
stupenda: una meraviglia che a detta degli esperti non aveva nulla di simile al mondo.
Il giorno di Pasqua, la maestosa campana d’argento fu benedetta e innalzata sul campanile.
Poi il vescovo stesso ebbe l’onore di dare il primo rintocco della nuova campana.
La campana però emise soltanto un pietoso gemito e poi si fermò del tutto.
Tecnici ed esperti intervennero, ma nessuno riusciva a spiegare il perché. La campana d’argento ostinatamente taceva.
Il vescovo pregò Dio di mostrargli la causa di questo fallimento. Un angelo in sogno, una notte, gli rivelò quello che il suo incaricato aveva fatto con l’offerta della povera vedova.
Il vescovo cercò immediatamente il presule addetto alla raccolta delle offerte e gli chiese spiegazioni. Poi entrambi andarono in giardino e cercarono insieme, carponi, inginocchiati nell’erba e fra i cespugli, fino a quando non riuscirono a trovare la moneta della vedova.
Il vescovo fece rifondere la campana, ma questa volta ci mise anche la monetina della vedova.
Quando, qualche settimana dopo, riprovarono a suonarla, la campana riempì l’aria con il più bel suono che mai avessero sentito.
Anche solo un battito del tuo cuore, Dio lo sente.


 
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